di Marco Apolloni
Frodo ha vinto! Tra tagliare l’Ici e tagliare il cuneo fiscale, gli italiani hanno avuto le idee chiare – è un eufemismo – e hanno scelto di salvare quest’ultimo oggetto del mistero, il cui nome ha creato non pochi imbarazzi in chi – come il sottoscritto – non capisce un “acca” di economia. Detto così “cuneo fiscale” sembrerebbe quasi una specie di temibilissimo mostro marino, che per poco non è costata la sconfitta alle elezioni al nostro piccolo-grande hobbit bolognese.
Accidenti ci è mancato poco che non diventassi sul serio apolide. Il mio semi-dormiente popolo alla fine, tra una pennichella e l’altra, sembra aver aperto gli occhi. Al di là delle ben più rosee proiezioni elettorali rivelatesi per quel che sono, cioè una “fuffa”, la vittoria è stata piuttosto sofferta: un margine di soli 24mila voti all’incirca ha deciso le sorti di queste verbalmente furibonde elezioni politiche, caratterizzate da un atteggiamento tipico dei miei connazionali, vale a dire da un’esasperata “teatralità fascista” per dirlo con Bertolt Brecht, celeberrimo drammaturgo di Augusta. Comunque, tralasciando simili inezie, durante quest’elezioni si è manifestata una sindrome detta “dell’uomo di destra” che ha creato non poche difficoltà ai massimi esperti dei sondaggi nel pronosticare con sufficiente chiarezza il nome del vincitore. Il problema di chi ha sofferto di tale misteriosa sindrome è che questi si è vergognato a tal punto del proprio voto, che, piuttosto, ha preferito mentire spudoratamente.
La scorsa estate un mio amico argentino mi ha rivelato che nel suo Paese vi è un politico talmente temuto che, ogni volta che lo si sente nominare, tutti giurano “fino allo spergiuro” di non averlo mai votato in vita loro; però, chissà perché – lui mi ha spiegato – in Argentina cambiano i governi, ma il nome di questo emerito “spauracchio” – che la gente assicura di non aver mai votato – risulta essere sempre fra i nomi di chi governa, resistendo prodigiosamente ad ogni puntuale rimpasto governativo.
Oggi, ripensandoci, le parole del mio amico mi appaiono tanto più calzanti nel desolato scenario odierno post-elettivo. Solo che, per fortuna, il nostro Paese sembra almeno essersi parzialmente distaccato dal caso-Argentina, poiché i savi italiani all’estero, tra cui anch’io Viktor Navorski – avente, oltre a quella italiana, pure oltretutto la cittadinanza della Repubblica “immaginaria” della Krakozia – si sono rivelati decisivi nel sancire i vincitori finali di quest’elezioni.
Peraltro – mentre sto scrivendo questo terzo episodio della mia rubrica satirica – c’è ancora qualcuno che non è disposto a riconoscere la propria sconfitta elettorale e che, con quella che suonerebbe come una minaccia, ha dichiarato pubblicamente che il risultato “deve cambiare”! Tutto ciò nel segno di quella peculiare sportività, che ha sempre contraddistinto l’ormai uscente leader populista e demagogo della coalizione destrorsa, abituato com’è a comandare ovunque fuorché a casa propria, secondo quanto emerge da una recente intervista rilasciata alla trasmissione televisiva “Le invasioni barbariche” dalla sua figlia minore, che ha notevolmente ridimensionato il ruolo ricoperto dalla figura paterna nelle mura domestiche, entro le quali questi ci viene descritto più che come un “puffo”…
Ad ogni modo, questo è quel che passa il convento, vale a dire messer Frodo, il catecumeno più simpatico che ci sia e che, in uno “staterello confessionale” come il nostro, vi garantisco, è altamente il minore di tutti i mali. Siamo seri, come può un governatore puro di sinistra andare al Governo in Italia? A meno che il Vaticano non emigri in Svizzera, credo francamente che tale cataclisma difficilmente si potrà realizzare. Di certo vi starete dicendo, ma come mai questo qui ce l’ha tanto coi preti? A dire il vero, non è che ce l’abbia poi così particolarmente coi preti – almeno loro, poveretti, credono a tutte le panzane che vanno dicendo –, tutt’al più ce l’ho con chi gli dà ascolto e ogni domenica si sorbisce i vaneggiamenti sul preservativo da parte di chi non sa manco come sia fatta una donna. Se la Chiesa non ha effettivamente colpe sulla diffusione del virus dell’Hiv nel Terzo Mondo, moralmente però con le sue petulanti prediche anti-contraccettivo a tutti i costi, si rende compartecipe al più grande eccidio che vi sia sulla faccia della Terra. Comunque è mia ferma convinzione non dilungarmi troppo in critiche a scapito della Chiesa, anche perché oramai criticare tale corrotta Istituzione umana è un po’ diventato come sparare sulla Croce Rossa e ciò non mi sembra molto sportivo. Oltretutto a demolire il corrotto apparato ecclesiastico pensa già, indirettamente, un distinto e disinvolto scrittore americano, impeccabilmente vestito in giacca e cravatta e senza tanti peli sulla lingua. Mi riferisco a Dan Brown – il Martin Lutero del XX secolo – che oramai persino mia nonna ottuagenaria, che vive di pane e cicoria – alla Bernardo Provenzano – ma sopratutto della soap-opera televisiva “Beautiful”, conosce.
Addirittura ieri sera, dopo essermi goduto l’ennesima serata stravaccato sulla mia poltrona di casa – da quel buon pantofolaio quale sono – e dopo aver goduto come un caimano in calore del rocambolesco tonfo in Champions League della mia più odiata-rivale squadra calcistica – il Milan –, stavo per spegnere finalmente il malefico e radioattivo televisore di casa, quando, fortuitamente, ho sentito che in seconda serata davano sulla stessa rete la trasmissione “Matrix”, che avrebbe trattato i misteri del “Codice da Vinci”. Se non altro per curiosità, mi sono deciso a stare alzato ancora per un po’, tanto non dovevo mica svegliarmi l’indomani mattina per andare a lavorare. Tanto per la cronaca di mestiere faccio il disoccupato di lusso – nonché futuro barbone “on the bridge” –, in quanto studente universitario e per di più della materia più astrusa che vi sia: la filosofia!
Non vi dico quel che mi è toccato stare a sentire. Fra le fila della platea “colta” – si fa per dire – intendo segnalare per inettitudine: un prete dell’Opus Dei; un mezzo prete mancato d’intellettuale crociato; un volgare “ex” Ministro della Pubblica Distruzione – quello che, in linea teorica, dovrebbe chiamarsi Ministero della Pubblica Istruzione, anche se dopo la scatenata Letizia è stata fatta terra bruciata, tant’è che persino io, anti-fascista sin dalla culla, ho rimpianto quel povero fascista nonché filosofo Giovanni Gentile. Beh, bando alle ciance, non ho sentito nessuno – e quando dico “nessuno”, intendo dire proprio “nessuno” – difendere il libro del Professore americano di Storia dell’Arte, citando che ne so qualche fonte autentica, tipo la “gnosi” o roba del genere. Chissà perché, sia il responsabile della Mondadori che un celebre fumettista, hanno sì difeso entrambi il libro messo all’Indice, però – caso strano –, nessuno di essi si è permesso di citare tutta quella letteratura considerata “eretica” dalla Grande Chiesa, che altresì in un caso simile avrebbero dovuto menzionare. E poi dicono di attuare la par-condicio in televisione – che così pronunciata sembra una delle innumerevoli posizioni del “Kamasutra” – , ma quando si tratta di Santa Romana Chiesa stranamente se la dimenticano da qualche parte. E va bene, vorrà dire che dovrò fare io le veci del difensore di questo romanzetto per femminucce, che leggendolo – ad essere sincero – devo dire mi ha fatto ben sperare su una mia eventuale carriera di scrittore, un po’ come chi sogna di fare il giornalista e vedendo Fede, direttore del Tg4 – a proposito, se il nuovo Governo non metterà rete quattro come minimo nel più sperduto satellite di Alpha Centauri, giuro che emigro nuovamente in Krakozia spedito come una lucertola –, si monta la testa e crede di poter diventare Presidente della Repubblica o giù di lì…
Allora passiamo ai fatti. Innanzitutto vorrei subito chiarire il termine “gnosi”. Tradotto dal greco, sta ad indicare la “conoscenza”, della quale ciascuno di noi possiede una “scintilla” nella propria coscienza individuale. Gli gnostici – che andrebbero considerati come una specie di “intellettuali cristiani” sgraditi alla Chiesa di Roma e perciò da essa volutamente fatti estinguere – credevano, infatti, che Dio risiede in ognuno di noi e volendo parafrasare un celebre aforisma tratto dal Vangelo di Filippo: “La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini”. Questo Vangelo“gnostico”, per così dire, fa parte del “corpus” ritrovato in Egitto, precisamente a Nag Hammadi nel 1946, contenuto in un vaso di argilla con dentro alcuni scottanti documenti che hanno fatto tremare sul serio i sotterranei del Vaticano, altro che Dan Brown e il suo fantomatico “teorema del complotto” – si veda alla voce Priorato di Sion. Probabilmente questi sono soltanto alcuni dei documenti giunti fino a noi, che comprovano in qualche modo la grande verità tenutaci nascosta a proposito di quel che il mio amico Federico Nietzsche definì “giovane ebreo”. Un certo Imperatore romano, trattasi di Costantino, in fin di vita – da quel pagano che era – si convertì a quella che era oramai divenuta la “religione di stato”, per salvare il suo vacillante Impero. Questi nel 325 d. C. convocò un concilio passato alla storia come “Concilio di Nicea”, nel quale vennero gettate le fondamenta del futuro appalto della Chiesa. Tra le tante cose che poi raggruppate vennero a formare il canone ecclesiastico vero e proprio, che di lì in avanti si sarebbe affermato perentoriamente, in quella sede venne stabilita la divinità di Gesù Cristo. La votazione per stabilire tale incontrovertibile verità canonica, peraltro, si determinò soltanto per una manciata di voti. Il Salvatore venne così definito della stessa sostanza del Padreterno, il termine tecnico corretto è “omousia”, condannando pertanto le intraprendenti tesi di un prete alessandrino di nome Ario, il quale non credeva appunto nell’“omousia” del Messia.
Ritornando all’incriminato “The Da Vinci Code”, l’unico merito papabile che ha avuto – se vogliamo – è stato quello di essere riuscito a portare alle luci della ribalta, attraverso l’indubitabile facilitazione di un godibilissimo “plot”, un tema altresì complicatissimo, che sarebbe altrimenti destinato a rimanere entro una cerchia ristretta ed elitaria di accademici molto “snob” e con l’inconfondibile “puzzetta” sotto il naso. Ad ogni buon conto, però, al di là del numero di copie vendute che non vuol dire niente per i più intelligenti – difatti si sa come la qualità e la quantità abbiano da sempre fatto a cazzotti tra di loro –, questo libro ha rielaborato alcune tesi gnostiche davvero interessanti, su tutte quelle contenute nell’occultato Vangelo di Maria, anch’esso ritrovato tra i testi di Nag Hammadi. Secondo quest’avventurosa tesi romanzesca, Maria Maddalena sta a simboleggiare il “femminino sacro” tenuto nascosto dalla Chiesa, divenuta con il suo custode-fondatore Pietro ostinatamente sessista. Ella proprio data la sua estrema pericolosità, venne fatta passare per “meretrice” così da infangarne la fama e metterla in una cattiva luce. Sempre secondo quest’avvincente tesi, costei oltretutto avrebbe portato in grembo il Sangreal, ossia il “Santo Graal” che rivelerebbe la discendenza di nostro Signore; risolvendo, pertanto, l’allegoria più indecifrabile dell’intera cristianità, sulla quale sono stati versati fiumi d’inchiostro che raccontano le mitiche gesta dei Cavalieri della Tavola Rotonda, dando poi vita all’epopea arturiana. Se dipendesse dai preti dovremmo tutti avere dei pensieri già omologati e confezionati sulle Scritture, altrimenti ci consegnerebbero volentieri alle fiamme guizzanti dei roghi di medievale memoria, nonché luoghi di massima espressione della purificatoria dottrina ecclesiastica.
C’è un altro episodio, ormai non più d’attualità, che dovrebbe servirci da lezione sulla presunta superiorità della nostra civiltà occidentale. Si pensi a quante morti – francamente risparmiabili – si sono verificate in Libia a causa di un gesto simbolico, tra l’altro di evidente cattivo gusto, di un ministro dell’ormai uscente Governo italiano, il quale dimentico del proprio carico di responsabilità, cavalcando l’onda del malcontento delle inferocite folle mussulmane – che erano state “incendiate” da alcune infelici vignette sul conto del loro profeta Maometto – ha avuto la grande trovata d’indossare un’ironica maglietta del tutto fuori luogo. Al di là dell’opinione che si può lecitamente avere sulla religione mussulmana, troviamo oltre che sbagliato inutilmente crudele dileggiare le altrui credenze religiose, quando queste sono il solo ed unico strumento consolatorio di popolazioni tradizionalmente vessate, vuoi dai loro corrotti governanti vuoi anche dai cinici governi occidentali, abituati a spremerle come dei limoni per poi gettarle nel dimenticatoio della Storia, dove innumerevoli torti si sono fin qui accatastati. Togliere a costoro la magra soddisfazione di sperare in una vita ultraterrena che li ripaghi in qualche modo di una misera vita terrena di torti, stenti e patimenti, significherebbe innescare delle disastrose reazioni a catena, le cui catastrofiche conseguenze non possono non essere temute da qualunque uomo assennato!
Chiudendo la divagazione sulle religioni, che mai come in questo momento sembrano essere ritornate tanto in voga, vorrei concludere questo mio articolo tornando a parlare del “Signore delle mortadelle”, che, non so a voi, ma a me, in coppia con Bertinotti, fa l’effetto di vedere Don Camillo e Peppone che bisticciano affettuosamente insieme. I fascisti di Via della Scrofa, i separatisti padani adoranti la divinità pagana del Dio-Po, i chierichetti “ex-democristi” e per finire i capitalisti-arrivisti “azzurrini”, oltre a delegittimare aspramente i miei due “gemellini-coglioncelli” – noti e sciagurati elettori di sinistra, secondo il nostro oramai purtroppo “congedato” Presidente del Consiglio – vanno sproloquiando sulla scarsa omogeneità del futuro Governo del nostro Paese. Beh, a costoro mi vien voglia di rispondere che a sinistra si dialoga, litigando il minimo indispensabile, poiché ogni sana democrazia che si rispetti è fondata su un vivace ed edificante dialogo. Mi rendo conto che la tradizione democratica della “destra italiana” è sempre stata un po’ deficitaria. Infatti ho ancora ben vivido l’indelebile ricordo nella memoria, di quanto raccontatomi dalla buon’anima di mio nonno sulle discutibili modalità della democrazia fascista, che ebbero la loro massima manifestazione liberticida con l’olio di ricino, le manganellate e quant’altro. Però, dico io, anche alla sfacciataggine vi dovrebbe essere un limite.
Comunque checché essi ne dicano, io credono fermamente nei nostri ruspanti Don Camillo e Peppone e in questo almeno sono d’accordo con il felice detto per cui: “L’amore non è bello, se non è litigarello”! Un democristiano e un comunista al Governo insieme, non è poi mica vero come vogliono darci ad intendere i soliti “giornalisti sensazionalisti” che l’Italia è spaccata in due. Tutt’al contrario io dico che per la prima volta dopo l’Assemblea Costituente – i cui emendamenti, dal precedente Governo del “fasullo profeta” di Arcore, sono stati messi seriamente a repentaglio – l’Italia non è mai stata così unita come oggi. I due volti della stessa medaglia, il buon Romano e il buon Fausto, sono convinto che non potranno andare meglio d’accordo – pur nel loro genuino e prestabilito litigio – come hanno occasione di fare stavolta. Indipendentemente da tutto e da tutti io credo a quest’accoppiata davvero micidiale! Non so, forse sarà perché – da uomo di sinistra – conscio delle immani difficoltà di fare una politica riformista nel nostro Stato italo-vaticano, mi sono oramai messo il cuore in pace e ho accettato di andare qualche oretta a catechismo dal petroniano Don Romano, tenendo però sotto braccetto due libri imprescindibili: “La Bibbia” e “Il Capitale” di Carletto Marx; il diavolo e l’acqua santa insomma! Del resto gira voce che Gesù Cristo sia stato il primo comunista della storia: che sia vero? Bah, chi lo sa…
Mi firmo vostro affezionatissimo,
Viktor Navorski (: indimenticabile protagonista del film di Steven Spielberg The Terminal interpretato da uno straordinario Tom Hanks).
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