di Marco Apolloni
Magnificent! Non credo ci sia aggettivo migliore per descrivere il nuovo album degli U2: No line on the horizon, che richiama peraltro il titolo di una superlativa traccia dello stesso. Questi maestri indiscussi del panorama rock contemporaneo, a distanza di cinque anni dalla loro ultima fatica in studio, sono finalmente tornati a parlare per mezzo della loro potente musica. Oltre a rimanere un autentico miracolo creativo la musica degli U2 è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo per essere testimonial d'importanti campagne umanitarie. Quella che ha avuto fin qui maggiore risonanza mediatica è stata portata avanti dal vocalist Bono Vox. Essa riguarda la cancellazione del debito contratto dai Paesi poveri con quelli ricchi. Ciò testimonia a pieno quanto la musica possa fare – volendolo fortemente – per aiutare le popolazioni vessate da piaghe quali: malattie e miserie. Il che non è molto, ma neppure poco di questi tempi.
Al suo ritorno da un viaggio iniziatico fatto in Etiopia alcuni anni fa, insieme a sua moglie Ali, Bono ha confessato – in una fluviale intervista al magazine Rolling Stone del Gennaio 2006 – di aver attraversato una profonda crisi di coscienza. É da qui, infatti, che prende le mosse il suo infaticabile “impegno sociale”. Nel corso di questi anni esso lo ha portato a negoziare con i potenti della Terra, in nome dei “senza voce”. Ovvero: di quegli individui considerati “ultimi fra gli ultimi” e proprio per questo abbandonati al loro infausto destino. Anche una apparentemente insulsa puntura d'insetto può risultare loro fatale. Quando basterebbero dei comunissimi medicinali, che si possono acquistare persino nei supermercati da noi, a salvare le loro vite. L'avvolgente melodia di Crumbs from your table – track del penultimo album della band irlandese: How to dismantle an atomic bomb – si riferisce appunto alle briciole dei Paesi ricchi che basterebbero, da sole, a sfamare i Paesi poveri. Finché esisterà l'estrema povertà – è convinto Bono – vorrà dire che l'umanità non si sarà ancora scrollata di dosso l'estrema stupidità.
Non è un caso se la canzone più mistica in assoluto degli U2, quale Where the streets have no name, sia nata proprio durante quel significativo soggiorno in Etiopia. Canzone, questa, che riecheggia siderali lontananze e un fantomatico deserto dell'anima, che conduce dritto fino a Dio. Ci è impossibile comprendere i testi delle canzoni degli U2 al di fuori delle evocative parole del “libro dei libri”: la Bibbia. La fede è stato il “faro” che ha illuminato la genesi e l'ascesa musicale nonché spirituale di questi quattro musicisti. Ha dell'incredibile come essi dopo tutti questi anni vadano ancora d'amore e d'accordo, e riescano nel non facile compito di catturare il più vivo interesse del pubblico. Tutto questo senza mai cedere alle stringenti logiche del mercato – un disco ogni quattro o cinque anni è la loro media odierna, relativamente bassa rispetto a quella di molti altri gruppi.
Se c'è un pregio, infatti, che possiamo attribuire a questi quattro saggi uomini – prima che musicisti – è quello di non esser mai scaduti nella banalità. Chi considera “decadente” il loro percorso artistico significa che è un pessimo intenditore d'arte. Nella parabola di ogni artista vi possono essere varie fasi, ma nessuna di esse può considerarsi superiore o inferiore all'altra. I parametri sportivi, ad esempio, esulano completamente da quelli artistici. I soli criteri qui valevoli sono quelli estetici: di “bello” e di “brutto”. Così come esiste solo un'arte bella e un'arte brutta, lo stesso può dirsi di una branca dell'arte qual è la musica. Vale a dire: esistono soltanto belle canzoni e brutte canzoni. E, poco ma sicuro: la maggior parte dei brani degli U2 appartengono di diritto alla prima categoria. Per quanto concerne il loro ultimo album: almeno per dieci/undicesimi è composto da belle o – com'è più opportuno definirle – magnifiche canzoni... Non ascoltarlo sarebbe un delitto!
Alcuni links utili:
(espunto dalla rivista "Impegno Sociale", numero Marzo-Aprile 2009)
2 commenti:
Mi aspettavo una recensione di questo bellissimo album, ma mi sono trovato davanti qualcosa d'altro... Ma l'hai ascoltato? Tutto qui quello che hai da dire su "No line on the horizon"? Vabbè, ho capito. Toccherà a me scriverla. Ci vediamo presto su questo blog. A seguire una recensione del concerto che Mango ha tenuto al Teatro Verdi di Firenze il 25 febbraio (ci sono andato con Beatrice la vigilia del nostro anniversario).
Uelà Dolphine, come non avrai intuito - presumo - si tratta di un articolo per la rivista "Impegno Sociale", quindi come suggerisce il titolo mi sono più tenuto sugli aspetti umanitari del gruppo e in particolare di Bono. Per il resto, ma che vuoi che ti dica se non che è un capolavoro e il 7 luglio primo anello blu io ci sarò...
Attendo tue recensioni, che come saprai sono sempre per noi cosa gradita, oltre che buona e giusta!
Salutami la "tua" Beatrice e a proposito: ma ci hai pensato?
Vivi a Firenze, ergo la patria di Dante, con una ragazza che guarda caso si chiama proprio Beatrice?! Dicesi: coincidenza troppo significativa... Ha il destino nel nome...
Scherzo, cari saluti anche da parte di Silvia!
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