Una delle celebri compagnie dialettali italiane prende il nome dalla città nativa e dal suo fondatore. I Legnanesi di Felice Musazzi fin dalla loro nascita rimpiono le sale della Lombardia (e non solo) con le loro gags e i rinomati personaggi della Teresa, della Mabilia e del Giovanni, a cui il pubblico che li segue è più che affezionato.
Il fondatore, nonché storica teresa, si presentava sempre in scena dicendo: "Sono Felice e non solo di essere Musazzi"... Ed era veramente una persona felice di far ridere la gente. Con le sue maschere "Teresa e Mabilia", o meglio la strampalata Famiglia Colombo, ha fatto divertire la Lombardia e non solo. Dopo Felice Musazzi, fondatore della omonima Compagnia dialettale si pensava che nessuno avrebbe più potuto interpretare i suoi personaggi: semplici, genuini e mai volgari.
Finchè Antonio Provasio (la TERESA) ed Enrico Dalceri (la Mabilia), insieme alla figlia Sandra Musazzi (oggi direttore artistico), hanno riportato in scena lo spirito dei cortili lombardi così come lo intendeva lui, Felice Musazzi.
I Legnanesi di Felice Musazzi sono nati per scherzo a Legnano nel 1949, e già nella prima rappresentazione c'erano i personaggi di "Teresa e Mabilia". La "Teresa" attuale è Antonio Provasio che per ben nove anni ha recitato con Musazzi, imparando direttamente da lui a muoversi e a ben calarsi nel personaggio.
I Legnanesi di Felice Musazzi sono nati per scherzo a Legnano nel 1949, e già nella prima rappresentazione c'erano i personaggi di "Teresa e Mabilia". La "Teresa" attuale è Antonio Provasio che per ben nove anni ha recitato con Musazzi, imparando direttamente da lui a muoversi e a ben calarsi nel personaggio.
Da quanto tempo recita per la Compagnia Felice Musazzi?
Io ho iniziato nel 1981 con Felice Musazzi. Sono praticamente di Legnano come lui. A quei tempi avevo circa vent’anni. Avevo scritto degli spettacolini che poi avevo messo in scena; lui è venuto a vedermi e gli sono piaciuto. Ho fatto così il provino e sono entrato nella compagia dei Legnanesi di Felice Musazzi fino all’89, quando poi lui è morto. Nel ’97, insieme a Sandra Musazzi, abbiamo ricreato questa compagnia, che inizialmente si chiamava “I Balòs” e dal ’99 ha preso il nome di Compagnia Dialettale Legnanese Felice Musazzi. Insieme a Sandra abbiamo deciso di riproporre i testi di suo padre, rivisti, rivisitati, rimessi a posto con scenografie nuove, musica nuova, dal vivo, coreografie curate da Enrico Dalceri che è la nostra nuova Mabilia. Abbiamo riproposto questi spettacoli: da “Teresa e Mabilia”, al “Cortile dei Miracoli”, fino a “Va là Batél”.
Da quanti anni invece interpreta il ruolo della Teresa?
Dal ’97, da quando abbiamo ricreato questa compagnia.
Da dove deriva questa scelta di recitare in dialetto?
Io sono sempre stato affascinato dal dialettale. Per noi giovani legnanesi entrare nella compagnia di Felice Musazzi significava davvero molto. Era una cosa molto importante, soprattutto perchè era una tradizione. Dal ’97/’98 ci siamo proposti di ritrovare le nostre tradizioni e il dialetto, per non perdere la nostra storia.
Ha appena parlato di tradizioni. Volevo chiederLe, a questo proposito... Quanto è importante mantenere le proprie tradizioni e i propri dialetti?
E’ importantissimo. Noi abbiamo proprio ricreato questa compagnia per non perdere di vista queste cose. Riproponiamo la storia dei cortili e dei nostri nonni per far capire alla gente, specialmene ai giovani, da dove arriviamo. La Teresa poi lo dice: “Non arriviamo dalle villette a schiera, ma arriviamo dai cortili”. E soprattutto vogliamo mantenere vivo quello che è il discorso del dialetto. Quest’anno, addirittura, con la provincia di Varese, siamo riusciti a portare il dialetto all’interno delle scuole. La Teresa, il Giovanni e la Pinetta, che sono i “nonni” della compagnia, vanno nelle scuole elementari a raccontare un po’ le storie dei vecchi cortili. Abbiamo notato che i bambini stanno molto attenti e hanno voglia di ascoltare. Insomma, questo per noi è importante.
Parlando degli altri membri della compagnia... Come si trova con loro e come li definirebbe?
Io sono un po’ il cardine principale, ma senza di loro non sarei nessuno. C’è Luigi Campisi, il nostro Giovanni, che ha lavorato diciotto anni con Felice Musazzi ed era già il Giovanni della vecchia Teresa. Poi c’è Enrico Dalceri, che è la Mabilia; Alberto Destrieri, che è la Pinetta, la “vecchietta” del cortile. E’ tutta gente che ha lavorato con Felice Musazzi e con me; quindi abbiamo ricreato questo gruppo. In totale siamo quaranta persone, tra tecnici, macchinisti e sarte. C’è Sandra Musazzi che è il nostro direttore di scena. E’ un gruppo splendido. Ci divertiamo per primi noi e secondo me la gente lo sente; di riflesso si diverte anche lei.
Cosa significa per Lei "recitare"?
Tutto, davvero, a 360 gradi. E’ quello che volevo fare nella vita e da qualche anno a questa parte sembra che si stia avverando. Tra la televisione, il teatro e le scuole stiamo facendo davvero un bel lavoro. In teatro chiuderemo con più di 100 date. Questo vale molto per una compagnia dialettale come la nostra, che non può muoversi fuori dalla Lombardia.
Ha in progetto per il futuro di collaborare con altre compagnie?
Assolutamente no. Guai a chi tocca la mia compagnia. Noi l’abbiamo creata in onore di Felice Musazzi, però con il principale scopo di portare avanti questa tradizione. Perchè la storia dei Legnanesi di Felice Musazzi è proprio radicata nel tempo a partire dal 1947, quando egli decise di fare teatro all’interno della sua parrocchia.
Fu in quell’anno che Felice Musazzi incominciò a vestirsi da donna?
Si. Il cardinale Schuster aveva posto il veto alle rappresentazioni promiscue all’interno degli oratori. Uomini e donne, per cui, non potevano recitare insieme. Don Antonio, coadiutore della parrochia, suggerì a Felice Musazzi di fare lui la parte della donna, dato che gli piaceva recitare. Nacque così sua prima compgnia, che poi diventò la formazione che tutti oggi conosciamo. E una delle cose importanti che Felice Musazzi ci ha trasmesso è questa: “E ricordatevi che noi siamo uomini vestiti da donna; non siamo travestiti”.
Ci può rilasciare un saluto nei panni della Teresa?
La Teresa direbbe: “Ricurdeves genti: Sem nasu per patì e... patem!”.
Nessun commento:
Posta un commento