Elisa Angeli. Ventotto anni. Una lunga carriera alle spalle da agonista. Un presente roseo da pattinatrice professionista. Questo il tuo percorso, in sintesi, che ti ha condotta da Monza alla Grande Mela: New York. Ma come sei approdata sugli scenari internazionali?
È successo un po’ per caso. Nel 2005 sono andata in vacanza a New York e naturalmente avevo i pattini con me. Cercavo una pista al coperto e ho trovato il Chelsea Piers. Mentre pattinavo due coreografi dell'Ice Theatre, che provavano i loro balli, mi hanno notata.
Se fossi rimasta in Italia pensi che avresti avuto le stesse opportunità?
In Italia quasi nessuno riesce a vivere di professionismo. Forse due o tre persone al massimo possono permettersi di farlo, giusto qualche campione olimpionico.
È vero che professionismo corrisponde solo a sacrificio?
Certo conciliare la vita personale con quella lavorativa è difficile, ma si fanno delle scelte. In Italia insegno pilates, danza e pattinaggio e devo cercare dei sostituti per i periodi in cui sono via. Fortunatamente non sto mai lontana per più di tre mesi consecutivi.
In ogni caso le soddisfazioni sono tante.
Si, molte. Specialmente mamma Maria e papà Benito sono orgogliosi di questa esperienza. Mia mamma tra l’altro, essendo una brava sarta, mi sta dando una mano con i costumi di scena.
Ci sono differenze sostanziali fra Italia e America nelle metodologie d’insegnamento e negli allenamenti?
Forse in America puntano più sull’estetica del movimento. Sono più sensibili alla danza, applicata ovviamente al pattinaggio, e all’armonia delle acrobazie. In Italia invece ci si concentra più sull’agonismo e sulla qualità di una tecnica in relazione ai punteggi da ottenere in competizione.
In America tra l’altro hai potuto esibirti nei teatri. Una novità assoluta, questa, rispetto agli standard italiani.
È stata una bellissima esperienza, soprattutto per ciò che concerne il contatto con il pubblico. In un palazzetto gli spettatori sono molto distanti rispetto alla pista, mentre nei teatri sono a pochi passi da noi.
Sei stata invitata al Madison Square Garden dagli organizzatori del “Circus de Soleil”, per prendere parte alla presentazione generale della compagnia. Come ricordi questa esperienza?
È stato bellissimo. Avevano realizzato una specie di città totalmente in ghiaccio, in cui gli spettatori potevano camminare liberamente e assistere alle varie performances.
Negli ultimi 20 anni non hai mai abbandonato il pattinaggio, anche se a un certo punto hai deciso di rompere con l’agonismo. Per quale motivo?
Purtroppo anche quello del pattinaggio è un ambiente un po’ inquinato e quando inizi a non piacere più, soprattutto come coppia, non ottieni le soddisfazioni che magari meriti. E così mi sono ritrovata a 21 anni a decidere se continuare o smettere.
Da febbraio riprenderai la tournée con l’Ice Theatre e fra le varie tappe toccherai anche la Francia.
Per gli altri sarà un viaggio fuori dal Paese, per me sarà un avvicinamento a casa.
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