15.4.08

Monnezzopoli, ovvero “il cimitero dell'amor patrio”

di Marco Apolloni

Dopo Moggiopoli e Vallettopoli eccoci al cospetto di un nuovo fenomeno ad alta risonanza mediatica: Monnezzopoli. Fino a qualche giorno fa mi ero detto di lasciar perdere e di non seguire la corrente, scribacchiando l'ennesimo articoletto di protesta e d'indignazione su quanto sta avvenendo nella martoriata Campania. Ma ora non ci sto più. Ci hanno messo di mezzo persino la mia benamata mozzarella di bufala. Non riesco a sopportare in silenzio un simile disumano affronto. Se devo essere onesto con voi, cari lettori, io sono cresciuto a pane e mozzarella, rigorosamente di bufala campana e mo' adesso mi sento dire che è pericolosa e che non la si può più mangiare. Ditemi voi ma che c'azzecca quella povera bufala con la diossina? Semmai c'azzeccano quei “bufali” degli allevatori, ma questo è un altro paio di maniche. Come se non bastasse la “grancassa” televisiva ha ricominciato a sputar veleno, riproponendoci l'oramai stantio polpettone della mucca pazza. Dico io, sarà che 'sti giornalisti benedetti si son bevuti il cervello a furia di mangiarsi hamburger tra una diretta televisiva e l'altra. Il prossimo passo da parte loro, non ci sarebbe da meravigliarsene, sarà quello di portarsi una mucca durante il tg e macinarla seduta stante davanti a milioni di malcapitati telespettatori. Dopodiché imbandiranno una tavola e via di bistecche, con Bisteccone in primis a capeggiare il cosiddetto “magna magna” giornalistico. Rizzo e Stella subito a dar fondo alla loro verve polemica cominceranno a stendere l'ennesimo trattatello best seller intitolandolo di nuovo La casta, stavolta dei giornalisti, dove per non essere politicamente scorretti si premurano di non auto-censurarsi da soli, loro che di mestiere fanno guarda caso i giornalisti – vale a dire: il mestiere più raccomandato che ci sia, a cui segue a ruota quello del politico. Ci manca solo il ritorno dell'aviaria e poi la frittata è fatta – il più sarà mangiarsela.
Frittate a parte, il caso-Campania è un affare serio, senza scherzi. Tutti che vogliono crocifiggere quel “verginello” di Bassolino, ma suvvia siamo seri: può un solo capro espiatorio c'entrare con tutta quella montagna di rifiuti che sta deturpando in saecula saeculorum l'immagine della regione Campania e con essa dell'Italia intera, da Bolzano ad Oristano? Personalmente non ci credo. Quel che credo è che abbiamo toccato l'apice della follia, il punto di non ritorno, oltre il quale peggio non si può neppure immaginare. Il “nuovo” – si fa per dire – Presidente del Consiglio Berlusconi ha giurato solennemente durante un suo comizio pre-elettorale, che se il popolo italiano lo avesse eletto per la terza volta su cinque allora lui per prima cosa avrebbe decentrato a Napoli il Suo governo democraticamente eletto. Al solo sentir nominare la capitale sudista alcuni suoi alleati sono montati su tutte le furie. Un tizio, in particolare, con la bava alla bocca peggio di un cane-rabbioso ha minacciato d'imbracciare i fucili per dare una lezione di quelle che non si dimenticano a quei meridionali di m... Nel frattempo un altro alleato un tal Lombardo, di nome ma non di fatto, ha viceversa mobilitato un esercito di vespri siciliani armati di cannoli in segno di protesta pacifista contro i mastini della guerra nordici, minacciando il blocco totale dell'esportazione dolciaria. Mentre lo zio Walter ha modificato per l'occasione il suo celebre motto da “si può fare” a “non si può più fare”, con gran gioia dei cittadini campani che con un’azione camorristica gli hanno giustiziato il neo facciale. “Big” Giuliano invece è stato avvistato – difficile non vederlo – fra i cumuli di spazzatura in cerca di preservativi usati, intento a raccogliere prove lampanti di omicidi impuniti di embrioni in tutta la Campania e chiedendo giustizia a San Clementino, protettore di tutti i Mastella. Casini alle prese con un corso d'aggiornamento in Vaticano sul catechismo di Santa Romana Chiesa ha gridato al complotto “veltrusconiano”, dicendo che quello dei rifiuti campani è la riprova dell'inciucio ordito dai due Signori del Male: “Veltru” e “Sconi”. Bertinotti non si pronuncia anche perché volete mettere per uno con la “r” alla francese come la sua non è mica una passeggiata pronunciare la parola vigliacca e traditrice: “rrr...ifiuti”. La Santanchè – che molti di voi si chiederanno non a torto “ma chi è?” – aveva promesso di risolvere la questione monnezza se fosse stata eletta Primo Ministro femmina della storia fascista, ops volevo dire repubblicana, eliminando l'elemento inquinante alla radice, gli immigrati, e applicando la formula vincente: “NIENTE IMMIGRATI = NIENTE INQUINAMENTO”. In tutto ciò l'unico ad aver taciuto è stato Fini, affetto da una sindrome sconosciuta soprannominata “bossingite”. La sua prognosi – dicono – è riservata, nel senso che i medici si riservano di porre fine all'accanimento terapeutico e se l'onorevole non darà segni di ripresa gli verrà definitivamente staccata la spina. A nulla sembra valere la musicoterapia propinatagli da un suo amico di vecchia data un tal Storace, che per farlo risvegliare dal coma profondo in cui è immerso gli somministra in massicce dosi quotidiane la compilation del ventennio, tra cui la canzone preferita del Gianfranchino bambino dal titolo esotico: Faccetta nera. A coordinare il De profundis su Monnezzopoli si è levata la voce argentina di George Napolitain, di nome e pure di fatto, che con il forte senso delle istituzioni che da sempre lo contraddistingue ha decretato: “Quello dei rifiuti in Campania è il cimitero dell'amor patrio”. Sante parole, monsieur le Président...

Postfazione della redazione: Trattandosi di una satira, nulla di quanto detto nei virgolettati (“”) corrisponde a vere dichiarazioni dei personaggi citati. Quanto contenuto all'interno dell'articolo non corrisponde all'opinione della redazione ed è frutto della fervida fantasia dell'autore. Vi preghiamo di scusarlo ma evidentemente la diossina contenuta nelle mozzarelle di bufala – di cui si è abbuffato – gli ha dato di volta il cervello.


Post-postfazione semi-seria dell'autore e la sindrome del tennista isterico: “Piove, governo ladro!”. Da sempre questo è il modo sconcertante d'intendere la politica di noi popoli latini. Come se avessimo un incessante bisogno del nostro scarica-barili di fiducia (vedi Bassolino), senza il quale non riusciremmo ad andare avanti. È come se il problema fosse sempre “altro” e non ci riguardasse mai da vicino o di persona. Mai nessuno che dica: “Beh, lo ammetto, è anche un po' colpa mia se succede quel che succede”. Il senso di responsabilità, a quanto pare, non è proprio il nostro forte. In questo modo di comportarci assomigliamo ad un tennista isterico, che dopo aver sbagliato una palla facile facile invece che prendersela – come dovrebbe – con se stesso, se la prende con quella poveretta della sua racchetta schiantandola in mille pezzi. Più tardi capiremmo di essere noi parte del problema e meno possibilità avremmo di sviluppare governi migliori e all'altezza delle nostre più rosee aspettative. Restano a tutt'oggi insuperate le parole di J.F.K., il quale lanciò un monito al popolo americano: “Non domandatevi cosa fa per voi il vostro paese, domandatevi piuttosto cosa fate voi per il vostro paese...”. Ammettiamo una buona volta i nostri errori, ci vuole coraggio – lo so bene – ma è necessario che facciamo uno sforzo congiunto. È ora di non prendercela più con le nostre racchette, ma soltanto con noi stessi: soli artefici dei nostri errori.

3 commenti:

salviamo la bufala campana ha detto...

Le aziende campane rispondono all’allarme diossina ed agli effetti negativi dell’emergenza rifiuti.

La paura diffusasi tra i consumatori per i rischi connessi al recente allarme diossina riscontrato nella mozzarella di bufala nonché al rischio contaminazione dei terreni agricoli da parte di rifiuti tossci con la conseguente crisi nelle vendite del settore agroalimentare ha spinto alcuni imprenditori ad agire tempestivamente per scongiurare gli effetti di un ingiustificato boicottaggio nei confronti dei tanti prodotti tipici che rappresentano la vera ricchezza della regione.

E’ questo il caso di un’azienda del settore lattiero-caseareo che produce e commercializza BUFALAT, latte di bufala campana da bere, noto ai più accaniti salutisti per il suo elevato apporto di elementi nutritivi e per la sua elevata digeribilità. La “Fattori Garassi”, questo è il nome dell’azienda ha infatti deciso di rispondere in maniera decisa alla grave situazione venutasi a creare in seguito agli scandali emersi nell’ambito della cattiva gestione dei rifiuti in campania ed al più recente allarme diossina. L’azienda in questione, come molte altre del medesimo settore, ha accusato i colpi di un grave rallentamento nelle vendite del proprio latte, che viene distribuito in tutta Italia ed in alcuni paesi Europei a causa della paure diffusesi tra i consumatori. L’amministrazione della Fattoria Garassi ha così deciso di correre ai ripari lanciando una campagna di comunicazione a supporto dei propri prodotti. L’obiettivo, dice l’azienda, è dimostrare ai nostri clienti l’infondatezza delle loro paure, dovute principalmente alla campagna mediatica che in questi mesi, ha compromesso seriamente la nostra immagine e quella di una interia filiera produttiva. Per queste ragioni ci siamo rivolti ad un’agenzia di comunicazione per definire una strategia di risposta ad una situazione che se continuasse a perdurare avrebbe effetti devastanti anche sul piano occupazionale. La campagna pubblicitaria messa in atto dalla Fattoria Garassi sottolinea non solo la genuinità del proprio latte, BUFALAT, ma anche l’impegno che l’azienda agricola ha sempre profuso nella difesa dell’ambiente. L’azienda infatti ha ottenuto importanti certificazioni che attestano il rispetto di precisi standard nella produzione e trattamento dei rifiuti provenienti dal ciclo produttivo, come ad esempio l’impiego delle biomasse per la generazione di energia che poi viene impiegata per alimentare gli impianti, l’ottimizzazione del volume e della quantità degli imballaggi, l’uso di brick totalmente riciclabili e biodegradabili per la conservazione del latte di bufala.
E’ importante, ribadisce l’azienda, che siano innanzitutto gli imprenditori locali a dare dei chiari ed inequivocabili segnali del loro impegno e senso di responsabilità verso l’ambiente. Solo in questo modo, conclude, possiamo garantire ai nostri prodotti il rispetto e l’immagine che meritano.

Per chi volesse approfondire vi rinviamo al sito dell’azienda:

fattoriagarassi.com

Estis ha detto...

Trovo interessante il tuo blog, ti andrebbe di fare uno scambio di link? Contattami qui http://estisdream.blogspot.com/
Ciao, Estis

Patricia Gordillo Serrano ha detto...

Caro Marco Apolloni:

Come so che amano l΄ arte, la poesia, anche mi piacerebbe invitargli, e sempre che abbiano tempo visitare la mia pagina di poesia El Sube y baja de la marea.

Penso che per me possa essere molto importante leggere e lasciare il loro pensiero o interpretazioni sulle stessi poesie.

Volentieri


Patricia Gordillo

Córdoba - Argentina

www.patriciagordillo.com.ar


elsubeybajadelamarea.blogspot.com



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