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22.10.08

Martedì, 22 Ottobre - W i maestri! La scuola siamo noi

di Silvia Del Beccaro

Se getto uno sguardo al passato, i ricordi dei primi giorni di scuola sono ancora limpidi, nella mia mente. Ricordi di genitori che ti lasciano in mezzo ad altri bambini, perlopiù sconosciuti, ma che di lì a una settimana diventano i tuoi migliori amici. Ricordi di nuovi ambienti, nuovi modi di organizzare la tua vita in erba, le tue giornate di bambina. Ricordi di una maestra, una suora nel mio caso, che ti insegna tutte le materie - ginnastica e inglese escluse - e che ti cresce. 
La Ministra Gelmini ha espresso il desiderio di ristabilire il maestro unico. In fondo non credo sia del tutto sbagliato. Io sono cresciuta con questo metodo di insegnamento e non è stato poi così deleterio. La gravità vera però sta nel fatto che ogni governo debba per forza ripristinare le proprie abitudini ad ogni successione. Non importa se nel frattempo il mondo è andato avanti, se la scuola si è evoluta e se sono state necessarie delle manovre per cercare di adeguarsi ai tempi moderni. Tutti vogliono sempre e comunque recuperare le proprie proposte. E questo a discapito dei cittadini - in questo caso degli allievi, che pagano la loro cultura - e dei professori - che ci mangiano. 
Ripristinare oggi il maestro unico, ora che la scuola si è adeguata alle recenti riforme, sarebbe come dire ripristinare i vecchi 4/5 anni universitari dopo che la Moratti ha optato fortemente per i famosi 3+2.  Insomma... fare un passo indietro ad ogni governo è davvero logico e necessario? Per non parlare delle sezioni separate, di cui si è tanto discusso recentemente. Ghettizzare gli allievi significherebbe riesumare i tempi delle discriminazioni razziali e del ku klux klan. I tempi in cui i “nigger” (ndr. letteralmente “negri”) sui pullman dovevano sedere lontano dai “whites” (ndr. i cosiddetti “bianchi”). I famosi anni Trenta di Malcolm X, quando fu proprio un insegnante a stroncare il suo sogno adolescenziale dicendogli che diventare avvocato non era un obiettivo realistico per un negro. 
Conservare il passato, rimanere attaccati a ciò che è stato fatto dal proprio partito in precedenza, senza riconoscere i mutamenti adottati successivamente dalle varie linee di governo, significa non saper accettare il futuro. E negare l’avvento del futuro significa aver paura di fare del bene alla propria società. Occorre piuttosto guardare avanti, cercare di proporre delle novità per far sì che la propria Nazione possa progredire e camminare, a poco a poco, sulle proprie gambe. La scuola in primis deve essere, per l’appunto, un luogo di rinnovamento. Certo non potremo essere tutti dei professori Keating (ndr. L’attimo Fuggente), innovativi e geniali, ma se non altro possiamo cercare di risaltare quello che già abbiamo: ritornare al maestro unico e chiudere alcune specializzazioni universitarie significa togliere posti di lavoro, chiudere le SSIS senza disporre di un progetto alle spalle significa negare a giovani volenterosi la possibilità di esercitare una professione per la quale hanno studiato a lungo, separare i bambini stranieri da quelli italiani significa ricreare i ghetti - a partire dagli istituti, prima fonte di convivenza. E’ possibile allora tutto questo? Ma a che prezzo? Riflettiamo, gente, riflettiamo.

22.9.08

Lunedì 22 Settembre – Sul Ministero della “pubblica distruzione”

di Marco Apolloni

Oggi vorrei parlarvi di una tragedia tutta italiana. Vorrei parlarvi della Scuola italiana. Immagino quello che starete pensando e me ne rattristo. Vi assicuro che non è mia intenzione sparare sulla croce rossa. Come sport non mi è mai piaciuto e, a dire il vero, non vi ho mai aderito. Ma come saprete bene, c’è sempre una prima volta per tutto nella vita. Navigando in rete negli ultimi giorni sono rimasto allibito nel vedere quanti post[1] sono stati sprecati sull’Istituzione più scalcinata che ci ritroviamo in Italia. Un’Istituzione che ha dovuto subire ad ogni cambio di Governo, una nuova invasione barbarica che deliberatamente l’ha saccheggiata privandola della sua anima profonda. Pur essendo politicamente schierato, in materia scolastica non mi faccio problemi a sputare veleno a destra e a manca – anche se più a destra che a manca, ad essere sincero.
Ponete il caso di un pischello come me, che ha conseguito da poco una laurea specialistica in filosofia – materia che già di per sé non ti garantisce il “pane”, men che meno il “companatico” – e che vorrebbe imboccare la via “infernale” – a giudicare dagli eventi degli ultimi giorni – dell’insegnamento nei licei[2]. Tu pischello, incalzato dai tuoi genitori previdenti – che non ne potevano più di sponsorizzare i tuoi studi – e messo in allerta dalle notizie allarmanti che hai letto sui giornali – vedi alla voce SSIS[3] – ti decidi a fare una telefonata sconsolata agli alieni del Ministero. Alieni perché tu provi a chiamarli una, due, tre, quattro, cinque volte e niente. Dall’altra parte della cornetta il telefono squilla a vuoto. Al che tu, visibilmente incazzato, non ne puoi più, vorresti rinunciare ma poi chi li sente i tuoi sponsor… Allora provi e riprovi e… No, non è possibile: c’è vita su Marte! Una ragazza dalla voce umana, incredibile a dirsi, e pure simpatica – chi l’avrebbe mai detto all’interno del Ministero della “pubblica distruzione” – ti aggiorna sullo stato delle cose. Sarà pure simpatica ‘sta tipa, ma quello che ha da dirti ti affossa il morale sotto le suole delle scarpe. Ti senti ripetere un: “Sono spiacente, ma al momento non posso dirle con certezza se e quando la situazione si risolverà. L’unico consiglio che posso darle è controllare periodicamente il sito aggiornato – sì, ha detto proprio la fatidica parola, aggiornato – del nostro Ministero. Quando si saprà qualcosa di più preciso, vedrà che verrà inserito nel sito”. Tu, a questo punto, cerchi di farle compassione e tenti di sollecitarle i buoni sentimenti: tentativo riuscito! T’illudi che forse la simpatia è reciproca e allora lei ti fa: “Ascolti, prima di Aprile-Maggio prossimi la situazione non dovrebbe cambiare. Dovrà attendere quella data per chiedere di venire inserito nella graduatoria della Terza fascia – e che roba è, ti chiedi, ma sorvoli perché pendi dalle sue labbra e vuoi che continui –, in ogni caso potrà sempre tentare di far domanda diretta al singolo dirigente scolastico della singola scuola e non è detto che non le assegnino qualche supplenza”.
In sostanza, ti metti a disposizione dei presidi, confezioni il tuo bel C.V.[4] nella speranza di lasciarli a bocca aperta. E così fai, cominciando da quei presidi che conosci meglio, anche qui nella speranza – quante speranze per un mestiere già disperato in partenza – che siano più propensi degli altri a farsi impressionare dai tuoi titoli. Il più onesto di questi presidi, il tuo ex preside del liceo, ti dice chiaro e tondo: “Vedrò quello che potrò fare, ma non voglio illuderti. Questo Ministro non si sa bene che intenzioni abbia con voi giovani leve. La situazione è questa: le assunzioni sono bloccate più o meno dall’era della pietra, per quest’anno dovremmo ancora attenerci alle graduatorie del Ministero, poi pare, dall’aria che tira, che dall’anno prossimo ciascun Istituto potrà arruolare i propri docenti con un sistema davvero innovativo: a chiamata! Sai cosa significherebbe? Creare nei licei lo stesso e identico sistema clientelare dei Baronati universitari. Sono piuttosto preoccupato, non te lo nego. Se così fosse sarebbe la fine della trasparenza e l’inizio di una meritocrazia particolare, che più che alla bravura di un insegnante mira alle simpatie personali del preside. Bah…”.
Ora lasciamo perdere questo presunto pischello, trattandosi del sottoscritto. Il quesito che mi pongo è: cosa diamine balena in testa alla Ministra Gelmini, che da vera avvocatessa sono sicuro saprà far fronte ai dilemmi di un Ministero - che, in fin dei conti, c’entra con il suo precedente mestiere un po’ come i cavoli a merenda. Mi rimane il sospetto che dietro ai tagli da lei annunciati – oltre alle SSIS, si veda anche quella curiosa riproposizione del “maestro unico” alle elementari – ci sia lo zampino del commercialista più ricco e famoso d’Italia. E chi se non lui, il “nuovo” – anche se suona un po’ come un eufemismo – Ministro dell’economia: Giulio Trimon’ – come direbbero alcuni miei amici pugliesi.
Persino una dittatura come Cuba si è resa conto dell’essenzialità di due Ministeri, uno la Sanità e l’altro la Scuola. Perché: senza il primo verrebbe meno il nostro unico bene assoluto, la Vita, la quale verrebbe penalizzata tanto in termini qualitativi che quantitativi; e senza il secondo invece, che razza di avvenire daremmo ai nostri figli privandoli di quel valore supremo, la Cultura, la quale è la sola che li renderà liberi un giorno – e sappiamo tutti quanto possa valere la libertà per un essere umano…
Beh, Cuba ci è arrivata. Noi no. I cubani si procurano il loro approvvigionamento energetico, scambiando – coi loro alleati strategici – dottori e insegnanti per il petrolio. Noi in Italia, tutt’al più, potremmo scambiare veline e calciatori per avere qualche misero barile di “oro nero”… Un Paese che non fa nessun affidamento sulla Scuola e, di riflesso, sulla Cultura, è un Paese ridotto male ed è quasi “alla frutta”, in un certo senso. Ma come stupirci di tutto ciò, visto che il nostro sempiterno Presidente del Consiglio ha più volte dichiarato in pubblico che sono anni che non legge un libro. Lui che, in fondo, è solo il più grande “magnate” dell’industria editoriale italiana. Dettagli a parte, quel che conta è che mi candido a diventare uno scrittore in un Paese dove non si leggono libri, o dove quelli che leggono libri sono diventati una minoranza tale per cui sono pure meno dei Testimoni di Geova. E come se non bastasse, visto che - come mi ha detto il mio ex preside - non si può vivere di sola “gloria”, per di più s’è “letteraria”, mi accingo ad intraprendere una carriera come insegnante liceale talmente in salita da fare sembrare una passeggiata in lieve pendenza la scalata dell’Everest... Ma io, impavido – più di Mel Gibson nei panni dell’eroe scozzese William Wallace in Braveheart –, voglio crederci lo stesso poiché se una cosa ho appreso nella mia vita è che: se non credi in te stesso è vano sperare che ci creda qualcun altro

[1] Chi non è a conoscenza del significato di questa parola è da ritenersi un indegno lettore di questo post
[2] Lo ammetto, sono un fan sfegatato del professor Keating. Quello dell’Attimo fuggente. Il film, tanto per capirci. Chi non l’avesse visto, per penitenza, è seriamente invitato a rimediare.
[3] Scuole di specializzazione per l’insegnamento, che dopo la chiusura dei concorsi pubblici – anni fa – hanno svolto fino all’altro ieri il ruolo d’inserire, si fa per dire, nuovi precari all’interno delle scuole medie e superiori, però munendoli della famigerata “abilitazione”, senza la quale i dirigenti scolastici – i presidi cioè – non ti si filano neanche di striscio e ti storcono la bocca se gli vai ad elemosinare una pur misera supplenza.

[4] Letteralmente: "Curriculum Stronzate"…