Oggi vorrei parlarvi di una tragedia tutta italiana. Vorrei parlarvi della Scuola italiana. Immagino quello che starete pensando e me ne rattristo. Vi assicuro che non è mia intenzione sparare sulla croce rossa. Come sport non mi è mai piaciuto e, a dire il vero, non vi ho mai aderito. Ma come saprete bene, c’è sempre una prima volta per tutto nella vita. Navigando in rete negli ultimi giorni sono rimasto allibito nel vedere quanti post[1] sono stati sprecati sull’Istituzione più scalcinata che ci ritroviamo in Italia. Un’Istituzione che ha dovuto subire ad ogni cambio di Governo, una nuova invasione barbarica che deliberatamente l’ha saccheggiata privandola della sua anima profonda. Pur essendo politicamente schierato, in materia scolastica non mi faccio problemi a sputare veleno a destra e a manca – anche se più a destra che a manca, ad essere sincero.
Ponete il caso di un pischello come me, che ha conseguito da poco una laurea specialistica in filosofia – materia che già di per sé non ti garantisce il “pane”, men che meno il “companatico” – e che vorrebbe imboccare la via “infernale” – a giudicare dagli eventi degli ultimi giorni – dell’insegnamento nei licei[2]. Tu pischello, incalzato dai tuoi genitori previdenti – che non ne potevano più di sponsorizzare i tuoi studi – e messo in allerta dalle notizie allarmanti che hai letto sui giornali – vedi alla voce SSIS[3] – ti decidi a fare una telefonata sconsolata agli alieni del Ministero. Alieni perché tu provi a chiamarli una, due, tre, quattro, cinque volte e niente. Dall’altra parte della cornetta il telefono squilla a vuoto. Al che tu, visibilmente incazzato, non ne puoi più, vorresti rinunciare ma poi chi li sente i tuoi sponsor… Allora provi e riprovi e… No, non è possibile: c’è vita su Marte! Una ragazza dalla voce umana, incredibile a dirsi, e pure simpatica – chi l’avrebbe mai detto all’interno del Ministero della “pubblica distruzione” – ti aggiorna sullo stato delle cose. Sarà pure simpatica ‘sta tipa, ma quello che ha da dirti ti affossa il morale sotto le suole delle scarpe. Ti senti ripetere un: “Sono spiacente, ma al momento non posso dirle con certezza se e quando la situazione si risolverà. L’unico consiglio che posso darle è controllare periodicamente il sito aggiornato – sì, ha detto proprio la fatidica parola, aggiornato – del nostro Ministero. Quando si saprà qualcosa di più preciso, vedrà che verrà inserito nel sito”. Tu, a questo punto, cerchi di farle compassione e tenti di sollecitarle i buoni sentimenti: tentativo riuscito! T’illudi che forse la simpatia è reciproca e allora lei ti fa: “Ascolti, prima di Aprile-Maggio prossimi la situazione non dovrebbe cambiare. Dovrà attendere quella data per chiedere di venire inserito nella graduatoria della Terza fascia – e che roba è, ti chiedi, ma sorvoli perché pendi dalle sue labbra e vuoi che continui –, in ogni caso potrà sempre tentare di far domanda diretta al singolo dirigente scolastico della singola scuola e non è detto che non le assegnino qualche supplenza”.
In sostanza, ti metti a disposizione dei presidi, confezioni il tuo bel C.V.[4] nella speranza di lasciarli a bocca aperta. E così fai, cominciando da quei presidi che conosci meglio, anche qui nella speranza – quante speranze per un mestiere già disperato in partenza – che siano più propensi degli altri a farsi impressionare dai tuoi titoli. Il più onesto di questi presidi, il tuo ex preside del liceo, ti dice chiaro e tondo: “Vedrò quello che potrò fare, ma non voglio illuderti. Questo Ministro non si sa bene che intenzioni abbia con voi giovani leve. La situazione è questa: le assunzioni sono bloccate più o meno dall’era della pietra, per quest’anno dovremmo ancora attenerci alle graduatorie del Ministero, poi pare, dall’aria che tira, che dall’anno prossimo ciascun Istituto potrà arruolare i propri docenti con un sistema davvero innovativo: a chiamata! Sai cosa significherebbe? Creare nei licei lo stesso e identico sistema clientelare dei Baronati universitari. Sono piuttosto preoccupato, non te lo nego. Se così fosse sarebbe la fine della trasparenza e l’inizio di una meritocrazia particolare, che più che alla bravura di un insegnante mira alle simpatie personali del preside. Bah…”.
Ora lasciamo perdere questo presunto pischello, trattandosi del sottoscritto. Il quesito che mi pongo è: cosa diamine balena in testa alla Ministra Gelmini, che da vera avvocatessa sono sicuro saprà far fronte ai dilemmi di un Ministero - che, in fin dei conti, c’entra con il suo precedente mestiere un po’ come i cavoli a merenda. Mi rimane il sospetto che dietro ai tagli da lei annunciati – oltre alle SSIS, si veda anche quella curiosa riproposizione del “maestro unico” alle elementari – ci sia lo zampino del commercialista più ricco e famoso d’Italia. E chi se non lui, il “nuovo” – anche se suona un po’ come un eufemismo – Ministro dell’economia: Giulio Trimon’ – come direbbero alcuni miei amici pugliesi.
Ponete il caso di un pischello come me, che ha conseguito da poco una laurea specialistica in filosofia – materia che già di per sé non ti garantisce il “pane”, men che meno il “companatico” – e che vorrebbe imboccare la via “infernale” – a giudicare dagli eventi degli ultimi giorni – dell’insegnamento nei licei[2]. Tu pischello, incalzato dai tuoi genitori previdenti – che non ne potevano più di sponsorizzare i tuoi studi – e messo in allerta dalle notizie allarmanti che hai letto sui giornali – vedi alla voce SSIS[3] – ti decidi a fare una telefonata sconsolata agli alieni del Ministero. Alieni perché tu provi a chiamarli una, due, tre, quattro, cinque volte e niente. Dall’altra parte della cornetta il telefono squilla a vuoto. Al che tu, visibilmente incazzato, non ne puoi più, vorresti rinunciare ma poi chi li sente i tuoi sponsor… Allora provi e riprovi e… No, non è possibile: c’è vita su Marte! Una ragazza dalla voce umana, incredibile a dirsi, e pure simpatica – chi l’avrebbe mai detto all’interno del Ministero della “pubblica distruzione” – ti aggiorna sullo stato delle cose. Sarà pure simpatica ‘sta tipa, ma quello che ha da dirti ti affossa il morale sotto le suole delle scarpe. Ti senti ripetere un: “Sono spiacente, ma al momento non posso dirle con certezza se e quando la situazione si risolverà. L’unico consiglio che posso darle è controllare periodicamente il sito aggiornato – sì, ha detto proprio la fatidica parola, aggiornato – del nostro Ministero. Quando si saprà qualcosa di più preciso, vedrà che verrà inserito nel sito”. Tu, a questo punto, cerchi di farle compassione e tenti di sollecitarle i buoni sentimenti: tentativo riuscito! T’illudi che forse la simpatia è reciproca e allora lei ti fa: “Ascolti, prima di Aprile-Maggio prossimi la situazione non dovrebbe cambiare. Dovrà attendere quella data per chiedere di venire inserito nella graduatoria della Terza fascia – e che roba è, ti chiedi, ma sorvoli perché pendi dalle sue labbra e vuoi che continui –, in ogni caso potrà sempre tentare di far domanda diretta al singolo dirigente scolastico della singola scuola e non è detto che non le assegnino qualche supplenza”.
In sostanza, ti metti a disposizione dei presidi, confezioni il tuo bel C.V.[4] nella speranza di lasciarli a bocca aperta. E così fai, cominciando da quei presidi che conosci meglio, anche qui nella speranza – quante speranze per un mestiere già disperato in partenza – che siano più propensi degli altri a farsi impressionare dai tuoi titoli. Il più onesto di questi presidi, il tuo ex preside del liceo, ti dice chiaro e tondo: “Vedrò quello che potrò fare, ma non voglio illuderti. Questo Ministro non si sa bene che intenzioni abbia con voi giovani leve. La situazione è questa: le assunzioni sono bloccate più o meno dall’era della pietra, per quest’anno dovremmo ancora attenerci alle graduatorie del Ministero, poi pare, dall’aria che tira, che dall’anno prossimo ciascun Istituto potrà arruolare i propri docenti con un sistema davvero innovativo: a chiamata! Sai cosa significherebbe? Creare nei licei lo stesso e identico sistema clientelare dei Baronati universitari. Sono piuttosto preoccupato, non te lo nego. Se così fosse sarebbe la fine della trasparenza e l’inizio di una meritocrazia particolare, che più che alla bravura di un insegnante mira alle simpatie personali del preside. Bah…”.
Ora lasciamo perdere questo presunto pischello, trattandosi del sottoscritto. Il quesito che mi pongo è: cosa diamine balena in testa alla Ministra Gelmini, che da vera avvocatessa sono sicuro saprà far fronte ai dilemmi di un Ministero - che, in fin dei conti, c’entra con il suo precedente mestiere un po’ come i cavoli a merenda. Mi rimane il sospetto che dietro ai tagli da lei annunciati – oltre alle SSIS, si veda anche quella curiosa riproposizione del “maestro unico” alle elementari – ci sia lo zampino del commercialista più ricco e famoso d’Italia. E chi se non lui, il “nuovo” – anche se suona un po’ come un eufemismo – Ministro dell’economia: Giulio Trimon’ – come direbbero alcuni miei amici pugliesi.
Persino una dittatura come Cuba si è resa conto dell’essenzialità di due Ministeri, uno la Sanità e l’altro la Scuola. Perché: senza il primo verrebbe meno il nostro unico bene assoluto, la Vita, la quale verrebbe penalizzata tanto in termini qualitativi che quantitativi; e senza il secondo invece, che razza di avvenire daremmo ai nostri figli privandoli di quel valore supremo, la Cultura, la quale è la sola che li renderà liberi un giorno – e sappiamo tutti quanto possa valere la libertà per un essere umano…
Beh, Cuba ci è arrivata. Noi no. I cubani si procurano il loro approvvigionamento energetico, scambiando – coi loro alleati strategici – dottori e insegnanti per il petrolio. Noi in Italia, tutt’al più, potremmo scambiare veline e calciatori per avere qualche misero barile di “oro nero”… Un Paese che non fa nessun affidamento sulla Scuola e, di riflesso, sulla Cultura, è un Paese ridotto male ed è quasi “alla frutta”, in un certo senso. Ma come stupirci di tutto ciò, visto che il nostro sempiterno Presidente del Consiglio ha più volte dichiarato in pubblico che sono anni che non legge un libro. Lui che, in fondo, è solo il più grande “magnate” dell’industria editoriale italiana. Dettagli a parte, quel che conta è che mi candido a diventare uno scrittore in un Paese dove non si leggono libri, o dove quelli che leggono libri sono diventati una minoranza tale per cui sono pure meno dei Testimoni di Geova. E come se non bastasse, visto che - come mi ha detto il mio ex preside - non si può vivere di sola “gloria”, per di più s’è “letteraria”, mi accingo ad intraprendere una carriera come insegnante liceale talmente in salita da fare sembrare una passeggiata in lieve pendenza la scalata dell’Everest... Ma io, impavido – più di Mel Gibson nei panni dell’eroe scozzese William Wallace in Braveheart –, voglio crederci lo stesso poiché se una cosa ho appreso nella mia vita è che: se non credi in te stesso è vano sperare che ci creda qualcun altro…
Beh, Cuba ci è arrivata. Noi no. I cubani si procurano il loro approvvigionamento energetico, scambiando – coi loro alleati strategici – dottori e insegnanti per il petrolio. Noi in Italia, tutt’al più, potremmo scambiare veline e calciatori per avere qualche misero barile di “oro nero”… Un Paese che non fa nessun affidamento sulla Scuola e, di riflesso, sulla Cultura, è un Paese ridotto male ed è quasi “alla frutta”, in un certo senso. Ma come stupirci di tutto ciò, visto che il nostro sempiterno Presidente del Consiglio ha più volte dichiarato in pubblico che sono anni che non legge un libro. Lui che, in fondo, è solo il più grande “magnate” dell’industria editoriale italiana. Dettagli a parte, quel che conta è che mi candido a diventare uno scrittore in un Paese dove non si leggono libri, o dove quelli che leggono libri sono diventati una minoranza tale per cui sono pure meno dei Testimoni di Geova. E come se non bastasse, visto che - come mi ha detto il mio ex preside - non si può vivere di sola “gloria”, per di più s’è “letteraria”, mi accingo ad intraprendere una carriera come insegnante liceale talmente in salita da fare sembrare una passeggiata in lieve pendenza la scalata dell’Everest... Ma io, impavido – più di Mel Gibson nei panni dell’eroe scozzese William Wallace in Braveheart –, voglio crederci lo stesso poiché se una cosa ho appreso nella mia vita è che: se non credi in te stesso è vano sperare che ci creda qualcun altro…
[1] Chi non è a conoscenza del significato di questa parola è da ritenersi un indegno lettore di questo post…
[2] Lo ammetto, sono un fan sfegatato del professor Keating. Quello dell’Attimo fuggente. Il film, tanto per capirci. Chi non l’avesse visto, per penitenza, è seriamente invitato a rimediare.
[3] Scuole di specializzazione per l’insegnamento, che dopo la chiusura dei concorsi pubblici – anni fa – hanno svolto fino all’altro ieri il ruolo d’inserire, si fa per dire, nuovi precari all’interno delle scuole medie e superiori, però munendoli della famigerata “abilitazione”, senza la quale i dirigenti scolastici – i presidi cioè – non ti si filano neanche di striscio e ti storcono la bocca se gli vai ad elemosinare una pur misera supplenza.
[4] Letteralmente: "Curriculum Stronzate"…
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