8.3.08

"Yes, we can..."

di Marco Apolloni

Ci risiamo. Il 13 e 14 aprile prossimi noi italiani verremo di nuovo chiamati alle urne: per eleggere un nuovo governo. La parola “nuovo” – declinata anche con altri sinonimi: “novità”, “innovazione”, “nuovo inizio” e chi più ne ha più ne metta – sembrerebbe essere il tema più rovente di quest'ennesima campagna elettorale che si prospetta – strano ma vero – più pacata ma anche più serena del solito. Dopo i “bollori” misti a “malumori” delle ultime elezioni – che si sono portate dietro strascichi polemici a non finire –, nessuno ci avrebbe più sperato in un clima più “raffreddato”, più – come piace tanto a noi scribapolitically correct. Buona parte del merito di questo raffreddamento complessivo va data – e glielo riconoscono anche i suoi avversari politici – a Walter Veltroni, “giovane” – per quanto uno può esserlo a cinquant'anni – leader del Partito Democratico. I soliti schemi triti e ritriti che hanno percorso negli ultimi decenni la politica italiana: comunisti Vs. anti-comunisti; fascisti Vs. anti-fascisti; berlusconiani Vs. anti-berlusconiani; Guelfi Vs. Ghibellini; eccetera... sembrerebbero essere oramai acqua passata. Siamo onesti: probabilmente Veltroni perderà le prossime elezioni. Questo traghettatore ante-litteram ci ha condotti al di là dei vecchi schemi della politica nostrana. Poco importa che il suo motto: “Sì, si può fare...” che suona quasi come un mantra per il popolo dei democratici italiani sia una rivisitazione presa a prestito dal leader democratico americano – in corsa per la Casa Bianca – Barack Obama. Certo l'inglese: “Yes, we can...” suona di gran lunga più affascinante. Come del resto decisamente più carismatica è la figura di Obama: primo candidato di colore nella storia della più grande democrazia del mondo, quarantenne di belle speranze, nonché oratore trascinante dall'incontenibile piglio lincolniano-kennedyiano. Tuttavia, con quel viso sereno e quella parlata pacata che lo ha fatto diventare il bersaglio preferito di certa satira – esilarante è il crozziano verso: “Pacatamente ma anche serenamente...” –, Walter Veltroni si presenta come l'unica sostanziale novità delle prossime elezioni. Non crediamo che, per l'ovvietà appena detta, ce ne vorrà male il leader del Partito delle Libertà: Silvio Berlusconi, che parte con il più largo vantaggio statistico di sempre e che proprio una novità non può dirsi, dato che si ricandida a Capo del Governo per la quinta volta consecutiva. D'altro canto, però, a Berlusconi occorre riconoscere l'apprezzabile disponibilità a cogliere l'assist lanciatogli dal suo sportivo avversario – per la prima volta si può parlare infatti di “avversari” e non di “nemici” fra quella marmaglia rissosa di politicanti, ci sembra un sogno. Per la prima volta, sin dalla sua fondazione, l'Italia sembrerebbe aver capito che con le coalizioni eterogenee e la demonizzazione assoluta dell'avversario politico di strada ne abbiamo fatta ben poca. Risultato: la Spagna ci ha superato in materia di crescita economica e la Grecia, fino a poco tempo fa lontanissima, oramai ci è quasi alle calcagna. Dopo batoste simili e dopo ondate di anti-politica o attacchi libreschi trasversali – vedi il fenomeno editoriale: La casta –, la nostra classe politica sembrerebbe aver messo finalmente la testa a posto. È presto per dirlo con certezza, ma i buoni segnali – almeno quelli e fidatevi è pur sempre qualcosa – parrebbero esserci tutti. Per il resto, staremo a vedere. A quanto pare, la prima vittima illustre mietuta dall'ondata-elezioni c'è già stata ed è la frammentazione. Mai più partitini che ricatteranno i grandi partiti. Mai più tanti piccoli Mastella che terranno in ostaggio intere coalizioni, minacciando di disintegrarle a seconda di come gli gira. Mai più ad inciuci di ogni genere... Vogliamo un Paese più stabile e dei politici capaci di assumersi le loro responsabilità. Crediamo di aver patito anche troppo per i nostri deficit strutturali. Certo se ambo le parti si fossero pure accordate sul fare insieme una nuova e migliore legge elettorale... (Siamo sinceri, sarebbe stato esigere troppo da Berlusconi.) Ad ogni modo, resta il fatto che due nuovi Grandi Partiti si delineano nel, fin qui troppo frastagliato, arcipelago politico italiano. Due nuovi ed omogenei partiti capaci di fare la voce grossa nel nostro dissestato Paese, in grado di mettere in riga quell'assurda sequela dei: “No, non si può fare...”. Tutti insieme, destrorsi e sinistrorsi, in preda alla dilagante ventata di “obamite” dobbiamo unirci in un coro unanime di: “Sì, si può fare...”. Sì, possiamo e dobbiamo cambiare in meglio l'Italia. “Yes, we can...”!



1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao,
siamo del comitato elettorale Luigi Nicolais.
Sul suo blog è uscito un nuovo post dal titolo “politica delle reti”.
È importante per noi un vostro commento per condividere idee e sviluppare progetti nuovi.
Continueremo a seguirvi.
Ciao!