Esiste al mondo un'etica laica? E se sì, in che modo essa affronta il tema dell'aborto? A questo e ad altri quesiti ha dato risposta Maurizio Mori, professore di Bioetica presso l'università di Torino, intervenuto lunedì 12 novembre all'università Vita-Salute San Raffaele di Cesano Maderno. Ospite del corso di Filosofia Morale, tenuto dal professor Massimo Reichlin, il docente torinese ha iniziato il convegno introducendo il rapporto tra sé e la tematica dell'aborto. «Ho cominciato a studiare questo argomento innanzitutto per una ragione biografica – ha detto –. Ho iniziato a rimanerne seriamente colpito a partire dagli anni Settanta, quando si è iniziato a parlarne. Quel periodo è stato un vero e proprio shock culturale poiché prima di allora è sempre stato un argomento innominato». Innominato, sì, fino a quando è divenuto un argomento sulla bocca di molti, prima, e di tutti, poi. C'era chi ne parlava positivamente e chi invece lo contestava in toto. Da un lato coloro a favore dell'aborto – come le femministe che sono state arrestate per aver urlato le loro idee troppo ad alta voce – e dall'altro la chiesa cattolica, totalmente contraria. Poi, un giorno, venne alla ribalta un'etica laica al riguardo. «È giusto parlare di “etica laica” – ha sottolineato Mori – anche se occorre specificare che, mentre per la chiesa cattolica romana esiste un'ortodossia codificata, non è lo stesso per il mondo laico, dove sono presenti più rivoli della stessa tematica. Quale è dunque la posizione migliore? Sicuramente quella che ha più filo da tessere, ovvero quella che riesce a trovare più soluzioni». Come Mori ha accennato, dunque, all'interno dell'etica laica esistono differenti visioni di uno stesso tema; e non esula da ciò l'aborto, argomento sul quale hanno dibattuto e tuttora dibattono le varie correnti. La meno diffusa è quella che si rifà al codice Rocco del 1930, che prevedeva la salvaguardia dell’integrità della “stirpe” e pertanto ammetteva pesanti sanzioni per il medico e per la donna che si sottoponesse all'aborto. «Questa posizione non deve essere interpretata come una propaganda fascista – ha proseguito il docente torinese – bensì come la volontà di salvaguardare le generazioni future. La donna all'epoca valeva solo dalla cintola in giù, in quanto oggetto per la riproduzione. In tale contesto l'aborto era sempre vietato, perché contrario all'obiettivo della riproduzione stessa». La suddetta posizione laica non deve essere confusa tuttavia con la posizione cattolica, che vieta l'aborto in quanto interruzione del progetto divino sull'uomo. Una seconda posizione è quella presa dai laici militanti nel “Movimento per la Vita”, i quali suppongono che il feto divenga persona dal momento del concepimento e pertanto non debba essere ucciso. «Alcuni di loro ammettono tuttavia l'aborto solo nel caso in cui sia ritenuto necessario per evitare la morte certa della donna» ha continuato Maurizio Mori. Un'affermazione, questa, che ha suscitato non poche polemiche in alcuni rappresentati del movimento, presenti al convegno. «Questa è una dichiarazione totalmente fuori luogo» ha contestato il presidente del movimento cesanese Virginio Villa, accompagnato da un altro cittadino che ha ipotizzato un eventuale aborto da parte dei propri genitori. «Se i nostri genitori fossero ricorsi all'aborto – ha detto – oggi qui non ci sarebbe nessuno. Non mettiamo limiti alla Provvidenza. Occorre parlare di vita, non di morte». Giusto o sbagliato che sia, l'aborto – come ha ripetuto più volte Maurizio Mori – è tuttora un argomento molto dibattuto, attorno al quale si cerca ancora di capire se sia più un omicidio o un mezzo estremo con cui si controllano le nascite. «Il controllo della riproduzione deve essere visto come un progresso civile e un miglioramento della programmazione della vita, con una particolare attenzione al proprio futuro» ha concluso Mori.
Il libro della settimana : “Il circolo dei nichilisti”.
Un romanzo sui “beati” anni universitari. Di Marco Apolloni.
17.11.07
Il "dilemma" dell'aborto
di Silvia Del Beccaro
Esiste al mondo un'etica laica? E se sì, in che modo essa affronta il tema dell'aborto? A questo e ad altri quesiti ha dato risposta Maurizio Mori, professore di Bioetica presso l'università di Torino, intervenuto lunedì 12 novembre all'università Vita-Salute San Raffaele di Cesano Maderno. Ospite del corso di Filosofia Morale, tenuto dal professor Massimo Reichlin, il docente torinese ha iniziato il convegno introducendo il rapporto tra sé e la tematica dell'aborto. «Ho cominciato a studiare questo argomento innanzitutto per una ragione biografica – ha detto –. Ho iniziato a rimanerne seriamente colpito a partire dagli anni Settanta, quando si è iniziato a parlarne. Quel periodo è stato un vero e proprio shock culturale poiché prima di allora è sempre stato un argomento innominato». Innominato, sì, fino a quando è divenuto un argomento sulla bocca di molti, prima, e di tutti, poi. C'era chi ne parlava positivamente e chi invece lo contestava in toto. Da un lato coloro a favore dell'aborto – come le femministe che sono state arrestate per aver urlato le loro idee troppo ad alta voce – e dall'altro la chiesa cattolica, totalmente contraria. Poi, un giorno, venne alla ribalta un'etica laica al riguardo. «È giusto parlare di “etica laica” – ha sottolineato Mori – anche se occorre specificare che, mentre per la chiesa cattolica romana esiste un'ortodossia codificata, non è lo stesso per il mondo laico, dove sono presenti più rivoli della stessa tematica. Quale è dunque la posizione migliore? Sicuramente quella che ha più filo da tessere, ovvero quella che riesce a trovare più soluzioni». Come Mori ha accennato, dunque, all'interno dell'etica laica esistono differenti visioni di uno stesso tema; e non esula da ciò l'aborto, argomento sul quale hanno dibattuto e tuttora dibattono le varie correnti. La meno diffusa è quella che si rifà al codice Rocco del 1930, che prevedeva la salvaguardia dell’integrità della “stirpe” e pertanto ammetteva pesanti sanzioni per il medico e per la donna che si sottoponesse all'aborto. «Questa posizione non deve essere interpretata come una propaganda fascista – ha proseguito il docente torinese – bensì come la volontà di salvaguardare le generazioni future. La donna all'epoca valeva solo dalla cintola in giù, in quanto oggetto per la riproduzione. In tale contesto l'aborto era sempre vietato, perché contrario all'obiettivo della riproduzione stessa». La suddetta posizione laica non deve essere confusa tuttavia con la posizione cattolica, che vieta l'aborto in quanto interruzione del progetto divino sull'uomo. Una seconda posizione è quella presa dai laici militanti nel “Movimento per la Vita”, i quali suppongono che il feto divenga persona dal momento del concepimento e pertanto non debba essere ucciso. «Alcuni di loro ammettono tuttavia l'aborto solo nel caso in cui sia ritenuto necessario per evitare la morte certa della donna» ha continuato Maurizio Mori. Un'affermazione, questa, che ha suscitato non poche polemiche in alcuni rappresentati del movimento, presenti al convegno. «Questa è una dichiarazione totalmente fuori luogo» ha contestato il presidente del movimento cesanese Virginio Villa, accompagnato da un altro cittadino che ha ipotizzato un eventuale aborto da parte dei propri genitori. «Se i nostri genitori fossero ricorsi all'aborto – ha detto – oggi qui non ci sarebbe nessuno. Non mettiamo limiti alla Provvidenza. Occorre parlare di vita, non di morte». Giusto o sbagliato che sia, l'aborto – come ha ripetuto più volte Maurizio Mori – è tuttora un argomento molto dibattuto, attorno al quale si cerca ancora di capire se sia più un omicidio o un mezzo estremo con cui si controllano le nascite. «Il controllo della riproduzione deve essere visto come un progresso civile e un miglioramento della programmazione della vita, con una particolare attenzione al proprio futuro» ha concluso Mori.
Esiste al mondo un'etica laica? E se sì, in che modo essa affronta il tema dell'aborto? A questo e ad altri quesiti ha dato risposta Maurizio Mori, professore di Bioetica presso l'università di Torino, intervenuto lunedì 12 novembre all'università Vita-Salute San Raffaele di Cesano Maderno. Ospite del corso di Filosofia Morale, tenuto dal professor Massimo Reichlin, il docente torinese ha iniziato il convegno introducendo il rapporto tra sé e la tematica dell'aborto. «Ho cominciato a studiare questo argomento innanzitutto per una ragione biografica – ha detto –. Ho iniziato a rimanerne seriamente colpito a partire dagli anni Settanta, quando si è iniziato a parlarne. Quel periodo è stato un vero e proprio shock culturale poiché prima di allora è sempre stato un argomento innominato». Innominato, sì, fino a quando è divenuto un argomento sulla bocca di molti, prima, e di tutti, poi. C'era chi ne parlava positivamente e chi invece lo contestava in toto. Da un lato coloro a favore dell'aborto – come le femministe che sono state arrestate per aver urlato le loro idee troppo ad alta voce – e dall'altro la chiesa cattolica, totalmente contraria. Poi, un giorno, venne alla ribalta un'etica laica al riguardo. «È giusto parlare di “etica laica” – ha sottolineato Mori – anche se occorre specificare che, mentre per la chiesa cattolica romana esiste un'ortodossia codificata, non è lo stesso per il mondo laico, dove sono presenti più rivoli della stessa tematica. Quale è dunque la posizione migliore? Sicuramente quella che ha più filo da tessere, ovvero quella che riesce a trovare più soluzioni». Come Mori ha accennato, dunque, all'interno dell'etica laica esistono differenti visioni di uno stesso tema; e non esula da ciò l'aborto, argomento sul quale hanno dibattuto e tuttora dibattono le varie correnti. La meno diffusa è quella che si rifà al codice Rocco del 1930, che prevedeva la salvaguardia dell’integrità della “stirpe” e pertanto ammetteva pesanti sanzioni per il medico e per la donna che si sottoponesse all'aborto. «Questa posizione non deve essere interpretata come una propaganda fascista – ha proseguito il docente torinese – bensì come la volontà di salvaguardare le generazioni future. La donna all'epoca valeva solo dalla cintola in giù, in quanto oggetto per la riproduzione. In tale contesto l'aborto era sempre vietato, perché contrario all'obiettivo della riproduzione stessa». La suddetta posizione laica non deve essere confusa tuttavia con la posizione cattolica, che vieta l'aborto in quanto interruzione del progetto divino sull'uomo. Una seconda posizione è quella presa dai laici militanti nel “Movimento per la Vita”, i quali suppongono che il feto divenga persona dal momento del concepimento e pertanto non debba essere ucciso. «Alcuni di loro ammettono tuttavia l'aborto solo nel caso in cui sia ritenuto necessario per evitare la morte certa della donna» ha continuato Maurizio Mori. Un'affermazione, questa, che ha suscitato non poche polemiche in alcuni rappresentati del movimento, presenti al convegno. «Questa è una dichiarazione totalmente fuori luogo» ha contestato il presidente del movimento cesanese Virginio Villa, accompagnato da un altro cittadino che ha ipotizzato un eventuale aborto da parte dei propri genitori. «Se i nostri genitori fossero ricorsi all'aborto – ha detto – oggi qui non ci sarebbe nessuno. Non mettiamo limiti alla Provvidenza. Occorre parlare di vita, non di morte». Giusto o sbagliato che sia, l'aborto – come ha ripetuto più volte Maurizio Mori – è tuttora un argomento molto dibattuto, attorno al quale si cerca ancora di capire se sia più un omicidio o un mezzo estremo con cui si controllano le nascite. «Il controllo della riproduzione deve essere visto come un progresso civile e un miglioramento della programmazione della vita, con una particolare attenzione al proprio futuro» ha concluso Mori.
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1 commento:
Su Gingergeneration abbiamo lanciato una raccolta firme per la sepoltura dei bimibi abortiti http://www.gingergeneration.it/n/help-23-s.htm
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