2.8.08

Citanò...

di Silvia Del Beccaro
Strano sentirti immigrata in Italia. Specie se l’Italia è il tuo paese natio. Eppure può accadere. L’ho vissuto io in prima persona quando ho deciso di lasciare il mio bilocale “fashion” situato nell’hinterland milanese per trasferirmi in una peschereccia cittadina del Centro Italia. Qui, dove i tempi sono rallentati. Qui, dove si vive su e per il mare (oltre che per le calzature). Qui, dove le case sono sempre aperte e pronte ad ospitare qualcuno. Perché la gente qui, specialmente la popolazione più anziana, è così: genuina. Vive di piccole cose, legge il quotidiano commentandolo insieme all’intero quartiere, chiacchiera all’aria aperta. E se a Milano erano i circolini Arci a fungere da luoghi di aggregazione, qui a Citanò (che è Civitanova Marche, nel maceratese) i vecchi indigeni civitanovesi confabulano ad ogni angolo della città seduti fuori dai portoni delle abitazioni. Se inizi ad ascoltare le loro conversazioni animate, tu lombarda – anche se sei mezzosangue perché un po’ milanese e un po’ toscana – inizi a sentirti come Antonio Banderas ne Il tredicesimo guerriero. Lui, arabo al cento per cento, ascolta con attenzione le parole dei guerrieri vichinghi che viaggiano insieme a lui, ma ciò che dicono è incomprensibile. Ndo’ sta lo frigo? Stava anda' gio’ pe’ la Pescara. Ma come può un “frigorifero” , mi sono chiesta io, muoversi e andare da qualche parte? E soprattutto, dove mai potrebbe andare? Tenace e caparbia più di un mulo, non mi sono data per vinta. Giunta a Citanò armata di Zingarella (vocabolario rivolto ai pendolari che frequentano la rotta Lombardia-Marche) ho iniziato a captare qualche parola. Più trascorreva il tempo e più iniziavo a capire qualcosa, proprio come Banderas. E finalmente tutto nella mia mente si è schiarito. Hai visto il ragazzino? Sì, stava andando giù per la Pescara (ovvero la nazionale che collega Ancona a Pescara e dunque le Marche agli Abruzzi). Certo, oggi rimango pur sempre un’immigrata del Nord che non parla fluentemente la lingua locale, ma almeno ora posso dire: Citanò me pija vè.

4 commenti:

15th century philosophy ha detto...

Bell'intervento, soprattutto per chi, come me, è di queste zone del centro-italia (abito vicino Pescara) ed è teso verso il nord, Milano, provando un percorso inverso al tuo. Queste tue riflessioni mi hanno colpito poichè stai pur sempre parlando di Civitanova, "una città". Se avrai voglia di spostarti a sud, soprattutto nei paesini più interni dell'abruzzo, potrai notare ciome quelle percezioni che descrivevi siano enormemente più grandi e, come, tutto sommato, quest'eccesso non sia neanche tanto male.

Memorabilia Press ha detto...

scusa, sono stata fuori sede e ho visto solo ora il tuo messaggio... Sono contenta ti sia piaciuto il post. sarò ben lieta di fare un giro prossimamente per fare magari qualche reportage (serio) sulla "fauna locale". :o) Grazie della dritta!

Anonimo ha detto...

Andrea Fiamma: il tipico meridionale che tende al nord...Se un giorno riuscisse, andrebbe al nord e diventerebbe del nord, dimenticando di essere del sud...si sentirebbe del nord, accuserà il sud, si vergognerà di essere nato a Pescara... Io sono del sud...non del vostro sud, ma del nostro...sudtirol, eine Tirol. Vivo in una splendida città, che si sente sempre meno italiana, ma europea e solo europea...Fin da bambino mi hanno insegnato a dire "Loss von Rom" (via da Roma), ma hanno sbagliato! ERA ED E' LOSS VON MAILAND - via da milano!!!

15th century philosophy ha detto...

anonimo: l'uomo che schiaccia modelli predefiniti sulle persone.
o viceversa.