10.2.07

L'uomo dei Sogni

di Silvia Del Beccaro

Che frastuono. Da dove proviene questo sibilo? I freni di un treno stridono contro le rotaie. È sicuramente un treno in arrivo. Chissà da dove proviene e dove si dirigerà. Ho sempre amato questo andirivieni: ogni convoglio implica una meta, un sogno, un desiderio differente. Oggi posso trasformarmi in un regista e viaggiare verso la patria del cinema, Roma. Domani sarò un innamorato e partirò per Venezia, la città degli amanti per antonomasia. Chissà...
Quant’è bello sognare. Fino a qualche minuto fa anche io ero immerso nelle mie fantasie. D’altronde fuori è ancora notte.
L’orologio segna appena le 6. Ma chi sono tutte queste persone che passeggiano velocemente di fronte a me? Che chiasso. Non vedete che sono ancora nelle braccia di Morfeo? Questi pendolari… Ogni giorno la stessa identica storia. Come sorgono le prime luci, ecco che frenetici accorrono in centinaia per prendere il loro treno giornaliero. Che facce scure. Sembrano tutti tristi. Colpa della routine: sopprime gli entusiasmi.
Però cos’hanno da guardare? Mi scrutano, mi evitano, mi temono. Vesto di cenci e brandelli d’abito, lo so, ma mi sento un Re. Sono coperto da fogli di giornale ingialliti, ma sento che questa è casa mia. Mi appisolo sopra un blocco di marmo freddo, che è certo più comodo del letto d’aghi dei fachiri. Ho il volto scuro, sì, ma per la polvere.
Invece voi pendolari, piuttosto… Ditemi perché la tristezza segna le vostre espressioni, così plumbee e ferrigne? Per quale motivo vestite abiti da cerimonia che imprigionano il vostro spirito libero? Ma guardatevi. Sembrate far parte di un unico mondo oscuro, dispensato dalla vivacità della vita. Pensate di essere più liberi di me ma, badate bene, siete voi quelli ancorati alla vita abitudinaria. Ebbene sì, signori: tra di noi quello veramente libero sono io!
Vivo in questa stazione, la Centrale, da parecchi anni. Ci approdai per puro caso e da allora non me ne sono più staccato. Il soffiare del vento è la mia buonanotte e il tubare dei piccioni musica lo scorrere del tempo. Non ho alcun vincolo se non con me stesso. Questa è la mia casa. Conosco tutti e tutti mi riconoscono.
Sono l’uomo dei sogni, io. Alcuni compagni-di-sventura mi affibbiarono questo soprannome il giorno del mio arrivo, per la mia abilità nell’esporre storie incredibili. Diciamo che possiedo un dono particolare: ho la capacità di rendere verosimile, solamente attraverso le parole, quel desiderio profondo che cova silenzioso in fondo al cuore.
Volete conoscere il mio, di sogno? Ricordare la ragione che mi ha condotto fino a qui. Sono pienamente cosciente della mia attuale libertà, ma non ricordo il mio passato. Ma guardandovi, oggi, qualcosa mi riaffiora alla mente.
Una volta ero come voi. Io ero un avvocato: ora capisco la mia abilità nel parlare. E ricordo che è stata una donna a cambiare la mia esistenza. La routine! Mi ha devastato l’animo facendomi credere che la salvezza consistesse nella pazzia. E così eccomi, folle come volle lei. Ho creduto di trovare la liberazione raccogliendo brandelli di giornali e scolando bottiglie di vetro. Solo ora, ripercorrendo l’excursus degli anni, trascorsi in solitudine, concepisco i miei sbagli e comprendo che la vera salvezza non consiste nella follia bensì nell’estro, nella creatività, che permette di re-inventare se stessi giorno dopo giorno. Grazie pendolari miei: per avermi fatto capire quanto sia fondamentale la fantasia.
Ma che succede? Il capo-stazione annuncia un treno in partenza. Sono le 7. I miei occhi hanno ancora bisogno di riposo. Penso che mi accascerò ancora un po’…
NON SI SVEGLIÒ PIÚ.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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