di Marco Apolloni
“L'allegoria è, nel mondo delle parole, ciò che le rovine sono nel mondo delle cose” (Walter Benjamin ne L'origine del dramma tedesco).
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“I pensieri sono fuori dalla mente” (Frege).
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I testi gnostici ebbero il merito di riconnettere la tradizione cristiana alla precedente tradizione misterica orientale. Ermete Trismegisto – cioè “tre volte grande” – fu il punto di estrema congiunzione tra la Sapienza biblica, mosaica e la Sapienza greca ed egizia. In particolare la sua figura enigmatica testimoniava come l'Egitto fosse il luogo di origine di tutti i miti.
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Nesso inscindibile tra mito e magia, che emerge particolarmente nel Rinascimento, con l'umanesimo. Gli umanisti credevano che il mito fosse la scorciatoia per accedere all'esoterismo.
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Hume – ne la sua Storia naturale della religione – espresse la convinzione che il mito fosse una conseguenza della paura, del terrore delle comunità primitive. Ovvero secondo lui: il timore dei fenomeni naturali ha prodotto la conseguente reazione mitologica dell'uomo. Dunque per Hume l'uomo era all'origine politeista. A differenza di Schelling secondo cui, invece, l'uomo era all'origine monoteista.
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Gran parte delle nostre paure proviene da angosce indeterminate e inautentiche tutte riconducibili ad un'unica angoscia primordiale: essere risucchiati dal maelstrom vertiginoso che tutto inghiotte!
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La scienza procede spedita lungo la via maestra, senza indugiare sui facili guadagni, e non si ferma finché non arriva dritta alla meta.
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La religione si è originata non per ricercare l'ideale, bensì per rifuggire la morte – sommo terrore degli umani!
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Dioniso è il dio che viene da fuori, che fa tremare ed ubriacare. Il dionisiaco, perciò, rappresenta tutto ciò che è legato all'orgia o estasi o effervescenza della collettività.
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L'apoteosi è il processo che porta un uomo a diventare un dio. Eracle – il primo e il più illustre degli eroi greci – subì un trattamento analogo.
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Un limite diventa una risorsa per un'illuminista convinto che: la sua forza coincida proprio con la sua debolezza!
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È dal mito che sgorga il latte della sapienza.
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I miti sono ovunque, quindi anche – a maggiore ragione – nelle opere letterarie.
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I miti sono, di per sé, inesauribili.
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Il mito, con il suo peso schiacciante, ci rende consapevoli della nostra inanità.
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Il mito a sinistra viene percepito come forma di liberazione, mentre a destra viene altresì percepito come ritorno all'origine.
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Il mito è qualcosa di estremamente pericoloso, che va riposto in qualche teca di un museo. Il museo è uno dei luoghi prediletti dell'immaginario collettivo novecentesco. Qui vengono riposte “cose morte”, dunque esso evoca l'incubo più terrifico per gli uomini: la morte!
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Il mito di Prometeo c'insegna che la tecnica è troppo debole rispetto alla necessità. In estrema sintesi: il rischio della tecnica è di essere troppo accelerata così come Atalanta “piè veloce”.
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La decadenza per il genere umano è cominciata con la graduale perdita dell'originario. “L'origine è la meta”, per dirlo con lo scrittore tedesco Karl Kraus. Oppure per dirlo con Acmeone, discepolo pitagorico: “L'uomo sarebbe immortale se riuscisse a congiungere l'inizio e la fine”.
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