27.2.07

"Notte prima degli esami oggi" (2006)

di Marco Apolloni

Una premessa è indispensabile: sono un amante del genere commedia. Da bambino il mio sabato ideale consisteva in: pizza & gelato & commediola. Vi ho raccontato questo mio aneddoto infantile per puntualizzare che l'obiettività, quando si recensisce, è un lusso che non ci si può permettere. Un consiglio: non fidatevi mai di chi dice di essere obiettivo; l'obiettività è un favola che raccontano alcuni critici – non senza un pizzico di ipocrisia. Di solito mi capita di recensire solo pellicole che mi sono piaciute. Infatti non mi reputo tagliato per demolire la creatività altrui, costata chissà quanti sforzi. In questo la penso un po' come il buon Hemingway: per farlo occorre essere frustrati. Ma entriamo nel merito di Notte prima degli esami oggi...
Come lo ha definito il regista Fausto Brizzi – chissà se viene parente allo scrittore Enrico Brizzi, anche lui amante delle storie adolescenziali (ricordate Jack Frusciante è uscito dal gruppo?) – si tratta di un “newquel”, ovvero di un secondo episodio atipico ambientato ai giorni nostri, dove il primo invece era ambientato nei fantastici anni '80.
A ragione è stato affermato da taluni critici che in questo nuovo episodio manca la nostalgia di quell'epoca, che musicalmente ma anche culturalmente ha prodotto degli artisti-icone della nostra modernità, su tutti Freddy Mercury e i suoi Queen. Nel film sono presenti ben due evergreen del gruppo: Don't stop me now e We are the champions. Per quel che riguarda sempre la colonna sonora: oltre al tormentone del momento dei Finley Diventerai un star, astutamente cantato in inglese – si sa, noi italiani siamo poco sciovinisti – segnalo anche una perla di Luca Carboni dal testo carico di pathos e poesia, dal titolo Malinconia. Al di là dell'azzeccata colonna sonora – ornamento assai importante in un film, vista la capacità che hanno le canzoni di catturare stati d'animo istantanei –, anche la struttura stessa del film sembra ben oliata.
Stranamente il secondo episodio mi è apparso, in qualche misura, migliore del primo. Certo, meno originale. D'altronde cos'è l'originalità se non una mera chimera? Tutto è già stato visto, direbbero i post-modernisti. Dunque ciò che è “originale” non è necessariamente migliore di ciò che non lo è... Ad ogni modo, gli attori recitano in maniera più grintosa e la storia appare più fresca e convincente. Un giovane di oggi riesce meglio ad immedesimarsi. Molto bravo è stato il regista, che è riuscito a modificare il carattere dei personaggi, a seconda dei cambiamenti sopraggiunti in questa nuova epoca. Oggi i ragazzi sono più smaliziati, iper-tecnologizzati – cellulari, chat, blog e chi più ne ha più ne metta. Da ciò è derivata l'esigenza filmica di inserire scene di sesso, visto che gli adolescenti di oggi sono più emancipati nei costumi sessuali. Inoltre, un aspetto sociologico davvero interessante che ci viene ben mostrato nel film: è la sottile e invisibile ipocrisia delle famiglie italiane, dove i mariti tradiscono le mogli e sono dei “coglioni” solo perché si fanno beccare – non per il tradimento in sé, anzi segno di virilità per il maschio latino. Il buon Panariello – che, tra l'altro, non fa rimpiangere l'attore-giallista Faletti – rappresenta il prototipo del padre di famiglia del tutto irresponsabile, in preda ad una crisi di mezza età, culminata nel tradimento con la bella prof di matematica – interpretata da una sempre più brava Serena Autieri. Molinari – alias Vaporidis – finalmente riesce a conquistare la “bonazza” Azzurra e la scena della maratona sessuale sull'Eurostar-notte (Roma-Milano, diretto a Paris) è fra le più idilliache: corpi sudati e attorcigliati, che si cercano smaniosi dopo un lento corteggiamento fatto di baciuzzi e litigi, romantiche nuotate in compagnia dei delfini e flash mob – che, a quanto pare, sono la moda del momento, seppur “cretina” – consistente in un divertente happening nudista a Castel Sant'Angelo, dove un centinaio di giovani si sono dati appuntamento per imitare le gesta dei loro beniamini “figli dei fiori”. Sullo sfondo, il rigore vincente di Fabio Grosso che ci ha regalato la nostra quarta Coppa del Mondo! Notti magiche, altroché... Qui, a mio avviso, vi è un involontario rimando alla gustosa commedia tedesca Goodbye Lenin (2003). Anche lì la vittoria mondiale della Germania, ad Italia '90, veniva vissuta come episodio di riunificazione nazionale e il superamento della logica dei due blocchi contrapposti: occidentale-capitalista e orientale-comunista.
Ciliegina finale è la citazione, volontaria, de L'attimo fuggente (1989), con Molinari presentatosi in ritardo il giorno degli esami e quindi messo alla porta da un Presidente di Commissione piuttosto “stronzo” – che il ragazzo, peraltro, si è già inimicato per alcune precedenti bravate. I suoi compagni, in uno slancio di solidarietà, si coalizzano e per protesta rifiutano di dare l'esame senza il loro compagno. Naturalmente il Presidente rinuncerà ai suoi propositi di vendetta nei confronti del ragazzo. E tutti vivranno felici e “maturati”...
Trama a parte, perlopiù scontata e non poteva essere altrimenti, la genialità del film è stata quella di aver saputo catturare lo Zeitgeist o Spirito dei tempi. Credo che chiunque sia andato al cinema si sia potuto riconoscere in almeno uno dei personaggi e appunto questo processo d'empatia è alla base del successo di una pellicola. Più ci s'immedesima e più ci si lascia coinvolgere. Certo, non chiedete a questo film di operare una catarsi, ossia una purificazione dalle passioni negative – per dirlo con Aristotele (vedi la sua Poetica). La catarsi è un concetto riguardante più le tragedie che le commedie. Una commedia per riuscire dev'essere, innanzitutto, gustosa. Se non lo è, vuol dire che ha toppato clamorosamente!
In estrema sintesi, Notte prima degli esami oggi, secondo me ha avuto il merito di ri-definire il genere “commedia all'italiana”, dopo gli ultimi tristi anni egemonizzati dal duopolio Boldi & De Sica. Per usare il gergo “yankee” si tratta di un high-school movie, versione “made in Italy” però. Animal House (1978) di John Landis, con il compianto John Belushi, è stato l'apripista di questo genere di commedia “scolastica”. Poco importa che il film di Brizzi vanti già due precedenti in agro-dolce: La scuola (1995) di Daniele Luchetti e Ovosodo (1997) di Paolo Virzì. Ma come abbiamo già detto, l'originalità è oramai diventata una “chimera”...

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'originalità è diventata una chimera?..e il primo film..quello che ha spopolato..quello che ha fatto sognare gli adolescenti nella loro notte prima degli esami..ce lo siamo dimenticati, eh?..