di Silvia Del Beccaro
Che la tv influenzi nettamente i pensieri dei suoi spettatori, questo è risaputo. Ma che diventi addirittura spunto per atti osceni e violenze non è da sottovalutare.
Negli ultimi mesi vari centri di ricerca hanno ricevuto segnalazioni per scene di stupri, droga, alcool, omicidi, orge tra uomini travestiti da pupazzi animali, pratiche sadomaso e sette sataniche. Scene non raccontate, ma mostrate nella loro interezza in prima serata su Italia Uno – rete riconosciuta da sempre come la rete “dei ragazzi” – durante la serie del telefilm “C.S.I.” (Crime Scene Investigation).
Le denunce sono giunte dal Movimento Difesa del Cittadino al Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori, insediato presso il Ministero delle Comunicazioni. “Nelle ore serali, quando le famiglie sono ancora a cena – ha detto Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino – si deve assistere a scene come quelle sopra descritte. E pensare che prima dell’inizio del telefilm, appare soltanto una scritta di cinque secondi in cui si informa che il programma è riservato a un pubblico di soli adulti”.
Il caso di “C.S.I.” è solo un esempio di come la programmazione mediatica si sia trasformata nell’arco degli anni ma, soprattutto, di come la ricezione di questi messaggi sia mutata. L’allarme è stato lanciato da Adoc, Adusbef e Codacons che hanno dichiarato: “Basta con i reality e i programmi clonati. Occorre distribuire il canone che attualmente viene pagato dai cittadini alla Rai, in favore di quelle reti, anche private, che trasmettono programmi sociali e di servizio, in proporzione ai tempi di tv utile trasmessa”.
Il primato negativo è stato assegnato a Italia 1, nella programmazione per bambini e ragazzi; a Rai Uno invece il plauso dei genitori. Le maggiori proteste hanno riguardato non singoli film, ma la programmazione stabile in particolar modo di reality (La pupa e il secchione), cartoni animati (I Simpson) e telefilm (C.S.I. Miami). Non si è salvato nemmeno “Studio aperto”, per aver mostrato immagini senza veli. La programmazione migliore per i minori, invece, è risultata quella di Rai Uno che questa volta ha superato in gradimento Rai Tre grazie alla mini serie “Papa Luciani. Il sorriso di Dio” e al nuovo taglio di conduzione di “Affari tuoi”.
Finora abbiamo parlato di programmi tv, ma non è solo la televisione ad influenzare negativamente il comportamento di uno spettatore. Anche i libri, le canzoni o le riviste sono suoi complici.
Trevanian, ad esempio, nel suo romanzo “Il ritorno delle gru” ha dovuto auto-censurarsi per non essere considerato aizzatore di fantasie perverse nei lettori. Lo ammette lui stesso nelle note didascaliche, quando scrive: “In un libro precedente l’autore descriveva una pericolosa ascensione in montagna. Durante la trasformazione di tale romanzo in un insipido film, un giovane e brillante scalatore rimase ucciso. In un libro successivo l’autore illustrò un metodo per rubare dei quadri in qualsiasi ben protetto museo. Poco dopo la pubblicazione della versione italiana di questo libro, tre dipinti furono rubati a Milano con lo stesso identico metodo descritto, e due di essi rimasero irrimediabilmente mutilati”.
Lo spirito di emulazione è una brutta piaga sociale, che va affrontata con molta cautela. Questo desiderio di copiare, di imitare ciò che si vede in tv è sintomo di alcune lacune, in particolar modo psicologiche: avere una personalità debole, adorare qualcosa di inesistente o di troppo trasgressivo, sentirsi più forti agendo come degli irresponsabili, interpretare la vita come un gioco. Queste lacune, nella maggior parte dei casi, sono causate da una scarsa comunicazione all’interno della famiglia, come molti studiosi sostengono; ma soprattutto, occorre ammetterlo, sono causa dei messaggi che i mass media odierni lanciano alle loro “vittime”, giovani e non.
Sconfiggere l’emulazione non è facile. Dimostrare che si tratta di un mero comportamento infantile, è impresa assai ardua. Ma tutto è possibile. Trevanian, ad esempio, ha ammesso di dover censurare se stesso, per evitare che qualcuno prenda ispirazione dalle sue parole, fatte di pura immaginazione. Come lui, ciascuno dovrebbe attingere al proprio senso di responsabilità e tentare dunque di limitare i frequenti input di violenza provenienti dai mass media. Il fatto di proporre simili scene, continuamente, non fa altro che esaltare la fantasia dello spettatore, e lo invita ad annientare la routine quotidiana emulando quelli che lui considera “atti eroici”.
L’incapacità di distinguere tra realtà e finzione, poi, non fa altro che peggiorare tali situazioni. Finché i reality show non cesseranno di mostrare immagini fatte di demenza allo stato puro, senza dichiarare apertamente al pubblico che si tratta in ogni caso di mera finzione e che esistono sempre – e comunque – dei limiti da rispettare, lo spettatore si crederà padrone di fare quello che più lo aggrada. Ma in quel caso non si atterrà a dei limiti; le sue parole d’ordine saranno: nessuna regola, nessun codice di comportamento, nessuna barriera.
Perché purtroppo finché la verità sarà la prima vittima di questo mondo mediatico, che l’ha completamente annullata, lo spettatore non riuscirà a distinguere fra: falsità e verità, giusto e sbagliato, responsabilità e sconsideratezza. Questo discorso vale in generale per tutti, ma in particolare per la neotelevisione, che è stata creata appositamente per proporre anti-cultura e bugie. Contro ciò si sono mosse le associazioni Adoc, Adusbef e Codacons, che hanno annunciato l’intenzione di indire prossimamente uno sciopero generale degli utenti contro la “tv deficiente”, da attuare spegnendo per un’ora i televisori di tutta Italia.
Siamo sinceri, però. La programmazione televisiva è solo un appiglio al quale ci attacchiamo – e che attacchiamo – per giustificare una grave lacuna da parte nostra: la mancanza di una corretta “formazione mediatica”. Al giorno d’oggi bisognerebbe prima di tutto insegnare ad interpretare correttamente i messaggi (a volte subliminali) che la tv e gli altri “trasmettitori” ci inviano continuamente, giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro. E forse, dopo questo primo passo, tutto sembrerà più facile.
Negli ultimi mesi vari centri di ricerca hanno ricevuto segnalazioni per scene di stupri, droga, alcool, omicidi, orge tra uomini travestiti da pupazzi animali, pratiche sadomaso e sette sataniche. Scene non raccontate, ma mostrate nella loro interezza in prima serata su Italia Uno – rete riconosciuta da sempre come la rete “dei ragazzi” – durante la serie del telefilm “C.S.I.” (Crime Scene Investigation).
Le denunce sono giunte dal Movimento Difesa del Cittadino al Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori, insediato presso il Ministero delle Comunicazioni. “Nelle ore serali, quando le famiglie sono ancora a cena – ha detto Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino – si deve assistere a scene come quelle sopra descritte. E pensare che prima dell’inizio del telefilm, appare soltanto una scritta di cinque secondi in cui si informa che il programma è riservato a un pubblico di soli adulti”.
Il caso di “C.S.I.” è solo un esempio di come la programmazione mediatica si sia trasformata nell’arco degli anni ma, soprattutto, di come la ricezione di questi messaggi sia mutata. L’allarme è stato lanciato da Adoc, Adusbef e Codacons che hanno dichiarato: “Basta con i reality e i programmi clonati. Occorre distribuire il canone che attualmente viene pagato dai cittadini alla Rai, in favore di quelle reti, anche private, che trasmettono programmi sociali e di servizio, in proporzione ai tempi di tv utile trasmessa”.
Il primato negativo è stato assegnato a Italia 1, nella programmazione per bambini e ragazzi; a Rai Uno invece il plauso dei genitori. Le maggiori proteste hanno riguardato non singoli film, ma la programmazione stabile in particolar modo di reality (La pupa e il secchione), cartoni animati (I Simpson) e telefilm (C.S.I. Miami). Non si è salvato nemmeno “Studio aperto”, per aver mostrato immagini senza veli. La programmazione migliore per i minori, invece, è risultata quella di Rai Uno che questa volta ha superato in gradimento Rai Tre grazie alla mini serie “Papa Luciani. Il sorriso di Dio” e al nuovo taglio di conduzione di “Affari tuoi”.
Finora abbiamo parlato di programmi tv, ma non è solo la televisione ad influenzare negativamente il comportamento di uno spettatore. Anche i libri, le canzoni o le riviste sono suoi complici.
Trevanian, ad esempio, nel suo romanzo “Il ritorno delle gru” ha dovuto auto-censurarsi per non essere considerato aizzatore di fantasie perverse nei lettori. Lo ammette lui stesso nelle note didascaliche, quando scrive: “In un libro precedente l’autore descriveva una pericolosa ascensione in montagna. Durante la trasformazione di tale romanzo in un insipido film, un giovane e brillante scalatore rimase ucciso. In un libro successivo l’autore illustrò un metodo per rubare dei quadri in qualsiasi ben protetto museo. Poco dopo la pubblicazione della versione italiana di questo libro, tre dipinti furono rubati a Milano con lo stesso identico metodo descritto, e due di essi rimasero irrimediabilmente mutilati”.
Lo spirito di emulazione è una brutta piaga sociale, che va affrontata con molta cautela. Questo desiderio di copiare, di imitare ciò che si vede in tv è sintomo di alcune lacune, in particolar modo psicologiche: avere una personalità debole, adorare qualcosa di inesistente o di troppo trasgressivo, sentirsi più forti agendo come degli irresponsabili, interpretare la vita come un gioco. Queste lacune, nella maggior parte dei casi, sono causate da una scarsa comunicazione all’interno della famiglia, come molti studiosi sostengono; ma soprattutto, occorre ammetterlo, sono causa dei messaggi che i mass media odierni lanciano alle loro “vittime”, giovani e non.
Sconfiggere l’emulazione non è facile. Dimostrare che si tratta di un mero comportamento infantile, è impresa assai ardua. Ma tutto è possibile. Trevanian, ad esempio, ha ammesso di dover censurare se stesso, per evitare che qualcuno prenda ispirazione dalle sue parole, fatte di pura immaginazione. Come lui, ciascuno dovrebbe attingere al proprio senso di responsabilità e tentare dunque di limitare i frequenti input di violenza provenienti dai mass media. Il fatto di proporre simili scene, continuamente, non fa altro che esaltare la fantasia dello spettatore, e lo invita ad annientare la routine quotidiana emulando quelli che lui considera “atti eroici”.
L’incapacità di distinguere tra realtà e finzione, poi, non fa altro che peggiorare tali situazioni. Finché i reality show non cesseranno di mostrare immagini fatte di demenza allo stato puro, senza dichiarare apertamente al pubblico che si tratta in ogni caso di mera finzione e che esistono sempre – e comunque – dei limiti da rispettare, lo spettatore si crederà padrone di fare quello che più lo aggrada. Ma in quel caso non si atterrà a dei limiti; le sue parole d’ordine saranno: nessuna regola, nessun codice di comportamento, nessuna barriera.
Perché purtroppo finché la verità sarà la prima vittima di questo mondo mediatico, che l’ha completamente annullata, lo spettatore non riuscirà a distinguere fra: falsità e verità, giusto e sbagliato, responsabilità e sconsideratezza. Questo discorso vale in generale per tutti, ma in particolare per la neotelevisione, che è stata creata appositamente per proporre anti-cultura e bugie. Contro ciò si sono mosse le associazioni Adoc, Adusbef e Codacons, che hanno annunciato l’intenzione di indire prossimamente uno sciopero generale degli utenti contro la “tv deficiente”, da attuare spegnendo per un’ora i televisori di tutta Italia.
Siamo sinceri, però. La programmazione televisiva è solo un appiglio al quale ci attacchiamo – e che attacchiamo – per giustificare una grave lacuna da parte nostra: la mancanza di una corretta “formazione mediatica”. Al giorno d’oggi bisognerebbe prima di tutto insegnare ad interpretare correttamente i messaggi (a volte subliminali) che la tv e gli altri “trasmettitori” ci inviano continuamente, giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro. E forse, dopo questo primo passo, tutto sembrerà più facile.
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