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Nei regimi non-democratici il dittatore di turno non deve fare alcuna fatica per convincere l'opinione pubblica a lui sottoposta. Guarda caso un aspetto che salta particolarmente all'occhio è il caos che precede una dichiarazione di guerra in un regime democratico, a differenza di un regime dittatoriale in cui vi domina una calma apparentemente piatta – non a caso, qui, ogni minima forma di protesta viene subito smorzata e di solito non fanno una gran bella fine i dissidenti interni di un regime siffatto. Peccato poi che, mentre le democrazie in guerra si saldano, le dittature altresì si sfaldano: sciogliendosi come neve al sole.
Un dato sulle democrazie in guerra: queste in genere vincono le guerre, tranne in casi sporadici – come nel clamoroso episodio della guerra del Vietnam. Un altro dato è che le democrazie più giovani, in genere, sono le più bellicose – per ovvie ragioni di consolidamento del loro sistema interno ancora inceppato.
Le democrazie fra di loro formano delle autentiche “oasi di pace”. Difatti una regola empirica ci dice che le democrazie ben consolidate non si sono mai fatte la guerra fra di loro, tranne in rare eccezioni – peraltro spiegabili servendosi della lente d'ingrandimento della geopolitica. Come nel caso della Finlandia che nella seconda guerra mondiale si alleò con la Germania nazista solo, però, per non essere invasa dall'Unione Sovietica. Eccezioni come questa, tuttavia, fanno sì che nelle scienze sociali – tra cui la geopolitica stessa – non esistono leggi, ma solo regole empiriche...
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