23.10.06

Emergenze dimenticate: Roberto Bolle ci parla del Sudan

di Silvia Del Beccaro
Da decenni il Sudan vive una situazione di continui conflitti. In Darfur, una regione grande quasi due volte l'Italia e formata dai tre Stati (il Darfur Settentrionale, Occidentale e Meridionale), si sta consumando una grave crisi umanitaria che costituisce solo l'ultima variante di una guerra civile che si protrae quasi senza sosta dall'Indipendenza, ottenuta dall'amministrazione coloniale anglo-egiziana nel 1956.
L'origine del conflitto risale alle profonde disuguaglianze lasciate in eredità dall'amministrazione coloniale, con una concentrazione di risorse economiche e poteri decisionali nel nord arabo a scapito del sud abitato da popolazioni africane. Oggi, mentre il decennale conflitto tra nord e sud sembra giunto a conclusione dopo la firma nel 2005 di un accordo di pace tra il Governo sudanese e il Sudan People's Liberation Army (il principale gruppo ribelle del Sud Sudan), il timore di una spartizione esclusiva del potere tra queste due forze sembra acutizzare le violenze nel Darfur.
Le origini del conflitto nella provincia occidentale del Darfur vanno infatti ricercate nel riassetto di poteri scaturito dal processo di pace tra nord e sud da cui il Darfur è rimasto sostanzialmente escluso, in un contesto in cui si inseriscono le tradizionali tensioni interetniche tra popolazioni africane stanziali e popolazioni di cammellieri nomadi d'origine araba, in un ambito di risorse idriche e agricole profondamente scarse. Il lungo conflitto tra nord e sud del paese e quello in Darfur hanno causato un massiccio sfollamento di civili, la distruzione delle infrastrutture di base e l'erosione dei meccanismi di sussistenza della popolazione, oltre a una grave e diffusa violazione dei diritti umani.
Gli sfollati sono più di 4 milioni, altre decine di migliaia stanno facendo ritorno verso le proprie terre d'origine nel sud del paese; tutti necessitano assistenza umanitaria immediata.
Allo stato attuale, se l'accordo di pace tra nord e sud offre un'opportunità storica per imprimere una svolta alla gravissima condizione di donne e bambini nel Sudan meridionale, in Darfur la fragile tregua siglata all'inizio del 2005 ha subìto numerosi colpi, con guerra e mancanza di condizioni minime di sicurezza che restano all'origine di una crisi umanitaria che coinvolge direttamente un milione e 400 mila bambini, mentre un altro milione e mezzo vivono isolati in comunità rurali completamente tagliate fuori dagli interventi umanitari, e soffrono di malnutrizione, malattie e violenze.
Nonostante l'accordo di pace, in Sudan la salute e il benessere di donne e bambini non sono, nell'ultimo anno, migliorati.
Un'indagine campione sui servizi d'assistenza ostetrica d'emergenza effettuata nel sud Sudan indica che il tasso di mortalità materna potrebbe essere perfino cresciuto rispetto al 2003. Nel nord del Sudan, inoltre, la pratica diffusa delle mutilazioni genitali femminili contribuisce ad accrescere i rischi sanitari affrontati dalle donne.
Malaria, diarrea e infezioni respiratorie acute continuano a provocare la morte, ogni anno, d'oltre 100.000 bambini sotto i 5 anni d'età.
Agli inizi del 2005 è stata accertata una situazione alimentare grave in numerose aree del paese e si stima che circa 17 milioni di persone non abbiano ancora accesso all'acqua potabile e più di 20 milioni a servizi igienici per lo smaltimento di rifiuti organici.
Roberto Bolle testimonial dell'Unicef
Etoile del Teatro alla Scala di Milano, Roberto Bolle ha danzato sui palchi più prestigiosi del mondo e per le più importanti personalità internazionali. Il suo lavoro gli ha dato la possibilità di viaggiare e di entrare in contatto con realtà molto problematiche. Questo ha inciso sulla sua sensibilità spingendolo ad abbracciare la causa dell’Unicef.
Nel 1999 è stato nominato Goodwill Ambassador dell’Unicef Italia “per sensibilizzare e coinvolgere l'opinione pubblica, ed in particolar modo il mondo giovanile, sui problemi dell'infanzia, testimoniando e promuovendo la solidarietà e il sostegno alle iniziative dell’organizzazione”.
Nel 2001 Bolle ha promosso l'iniziativa “Yes for children”, referendum promosso su scala mondiale che ha permesso di raccogliere quasi un milione e mezzo di firme in favore dei diritti dell'infanzia. È stato testimonial delle campagne “Adotta una bigotta” e “Pigotte liriche”, organizzate in occasione delle feste natalizie dall’Unicef Italia per dare in adozione le pigotte, bambole di pezza realizzate da migliaia di volontari che aderiscono a questo progetto. Con un'offerta minima di 20 euro, corrispondente al costo medio di un ciclo vaccinazione in un paese a basso reddito, si assicurava l'immunizzazione completa ad un bambino.
In occasione dei 30 anni del Comitato Italiano per l’Unicef, Bolle ha partecipato all'evento speciale di raccolta fondi “Venezia Cinema for UNICEF”, organizzato nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Dopo la terribile strage di Beslan, in cui morirono 156 bambini, la somma raccolta è stata destinata alla comunità colpita dal drammatico evento.
Il 1 marzo del 2006 Bolle ha preso parte all'anteprima italiana di “All the invisible children”, film collettivo diretto da otto grandi registi (Medhi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Katia Lund, Jordan Scott e Ridley Scott, Stefano Veneruso e John Woo) dedicato ai bambini privati dei loro diritti. Parte dei proventi del film sono andati a sostegno dei progetti dell’Unicef.
Infine, durante le Olimpiadi di Torino 2006, è stato testimonial della campagna “Un SMS solidale per il Sudan” assieme ad altri due ambasciatori Unicef (Deborah Compagnoni e Paolo Maldini). La campagna ha permesso di raccogliere 500.000 euro, cospicua somma necessaria a vaccinare più di 25.000 bambini.
«Quello in Sudan è stato il mio primo viaggio insieme all’Unicef – ha raccontato Roberto Bolle –. Durante questa esperienza ho potuto scoprire meglio la situazione in cui si trova il Paese, ovvero: una condizione di grandi emergenze e di grandi necessità. Trovarmi a contatto diretto con le sofferenze, soprattutto dei bambini, è stato emotivamente pesante e difficile. Tuttavia è stato incoraggiante vedere come proprio quegli stessi ragazzi, nonostante la condizione di estrema povertà, riescano sempre a salutarti con il sorriso stampato sulle labbra, quando ti incontrano per strada. Inoltre sono rimasto estremamente colpito dal grande lavoro che stanno portando avanti l’Unicef e le altre organizzazioni non governative che lavorano sul campo e che, quotidianamente, sono a contatto diretto con quella realtà».

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