2.10.06

Fumo, dunque sono (pericoloso!)

Come il tabacco può creare dipendenza
di Marco Apolloni

Con questo titolo, riprendendo il celebre adagio cartesiano cogito ergo sum, si cerca di fare della sana ironia su un'autentica piaga sociale quale il fumo, che è il primo “fattore killer” di questa controversa epoca. L'ipotesi qui sostenuta è decisamente contraria sia ad un eccessivo permissivismo sia ad un bacato proibizionismo su questa delicata materia di discussione, ed è bensì molto più drastica. Nessun politicante finora si è mai espresso in termini, spietati e unilaterali, su una droga molto più pericolosa delle cosiddette "canne", solo perché sono in molti a farne uso e per questo viene ultra-tollerata.
Intendiamo le sigarette, ovviamente. La proposta che viene qui discussa è molto semplice: ghettizzare i fumatori. Tanto da considerarli, senza mezzi termini, per quel che sono veramente, e cioè: dei “dipendenti del tabacco”.
Oltretutto forse non tutti sanno che questa “droga” miete un numero di vittime infinitamente maggiore di qualunque altra sostanza stupefacente. E a fronte di ciò occorrerebbe prendere misure ancor più restrittive al riguardo. In sostanza, non basta vietare di fumare nei luoghi pubblici: bisogna vietare proprio di fumare, o meglio chi vorrà fumare d'ora in avanti dovrà farlo “di nascosto”.
Naturalmente questa vuole essere solo una provocazione: è un po' come voler istituire la marxiana “società perfetta” che auspicherebbe un'ipotetica società senza il becco di un crimine. Tuttavia, fermo restando che si tratta di un'utopia, quanto meno essa dovrebbe far riflettere sulle innumerevoli contraddizioni interne a questo tipo di società dove: “chi si fa le canne” o “si buca” al parco viene abbandonato al suo triste e solitario destino, mentre chi fuma nocendo a sé e agli altri viene tollerato come se nulla fosse e, per di più, con una leggerezza inaudita. Certo… Di fumatori ce ne sono tanti in giro, anche nella cerchia ristretta delle “logge massoniche” al potere. Ed è appunto grazie a queste amicizie altolocate se alle sigarette viene ancora permesso di mandare letteralmente “in fumo” le vite di milioni di persone. Inoltre, proprio in virtù di questo, l'elementare equazione matematica: “fumo = dipendenza” verrà continuamente creduta come una favola deviante, messa in circolo dai soliti terroristi-salutisti…
Il nichilismo auto-distruttivo della “contro-cultura rock & roll” ha indotto mandrie di giovani a riconoscersi in eroi negativi alla James Dean oppure alla Jim Morrison – solo per citarne alcuni –, famosi non tanto per essere stati rispettivamente un attore o un cantante, bensì per il loro maledettismo di tendenza il cui ideale di vita era appunto: “prima si muore e prima si diventa immortali” – tale in soldoni si può riassumere il loro misero pensiero. Certo, si potrebbe obiettare, che è una “figata” – finché la gioventù ti sorride – fare tutti gli stravizi che si desiderano. Peccato, però, che ci si accorga quasi sempre troppo tardi degli abbagli, presi quando si era troppo giovani per capire le cose più ovvie che c'insegna la vita. Una volta che si è diventati a tutti gli effetti “adulti”, infatti, si porterà sulla propria pelle e fino alla tomba il segno dei propri inconfutabili sbagli: dovendo imparare a convivere – e che triste convivenza dev'essere mai questa – con dei polmoni marci e un sibilo che ti accompagna per il resto dei tuoi giorni.
A questo punto del discorso, si potrebbe immaginare che persino il più incallito dei fumatori cambi all'improvviso rotta, ripassando sopra con il pennello ai propri errori di gioventù. Difatti, difficilmente si accetta di mandare la propria vita “in fumo”.
Una volta rinsaviti, però, può accadere qualcosa di peggio: vedere che a un certo punto dell’esistenza, il proprio figlio crescendo viene tentato dagli stessi precedenti errori paterni. Allora come rispondere in questo caso all'esigenza dei propri figli di sentirsi più grandi della loro età, fumando sigarette e sentendosi i “bulli” del quartiere? Ovvio, siccome la contraddizione è insita nell'animo umano, gli ex-genitori fumatori e reo-pentiti si oppongono alle “smanie anticonformiste” dei loro figli. Anche se basterebbe guardarsi intorno per vedere come il fumo non sia neanche più lontanamente un atto anticonformista, semmai sia oramai diventato la manifestazione stessa del conformista Zeitgeist – altrimenti detto: Spirito dei tempi! Tempi, oltretutto, perlopiù poveri d'ideali. Almeno, in passato, c'era gente come l'inimitabile Bob Marley, avente perlomeno il coraggio di morire per le proprie canne, elevando il fumo a propria religione di vita (definita “rastafari”); e poco importa se essa, come tutte le religioni d'altronde, continui tuttora a nuocere gravemente alla salute dei suoi adepti…
Recentemente, nel bel mezzo di un concerto degli Stones tenutosi allo stadio Meazza di Milano, il chitarrista – compiendo un abile raggiro nonché astuta mossa commerciale – ha impreziosito un suo strepitoso assolo mettendosi a fumare davanti a migliaia di suoi fans in visibilio, i quali parevano proprio non aspettarsi altro, essendosi fatti un'idea ben precisa del loro idolo – considerato appunto il classico “eroe maledetto”, anche se più maledetto che eroe a dire il vero. Costoro magari non avranno calcolato quanto denaro sarà fruttato a quel “dinosauro” sul palco, nell'arrogante veste di “testimonial tabagista”!?
Immaginate quale può essere l'insegnamento trasmesso a quei ragazzi con la bava alla bocca, pronti ad emulare in tutto quel loro beniamino: “opportunista” come non mai! Si può presumere esso sia stato: “fumare è fico” oppure “chi non fuma un francese è” – vista la recente sbornia mondiale della nostra nazionale di calcio – e chi più ne ha, più ne metta.
E come Keith Richards, una sfilza di altri profeti-imbonitori con in mano una chitarra, dispensano a destra e a manca queste “preziose” perle di saggezza, che come unico risultato ti portano più in fretta all'obitorio. Magari personaggi come Richards, nel corso di spettacolari interviste-rivelazione riguardanti la loro originale filosofia di vita, si dichiarano favorevoli a una certa anti-cultura che si dice contro i soprusi delle multinazionali, pur essendo ipocritamente loro stessi i primi alleati delle medesime, visto che esse fruttano loro introiti notevoli.
In definitiva, non resta che augurarsi, che ognuno impari a ragionare con la propria testa, in modo tale da capire da solo che se: “Fumo, dunque sono (pericoloso!)”...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Premettendo che sono una fumatrice e che sono stata favorevolissima al divieto del fumo nei luoghi pubblici e roba varia,trovo assurda l'idea del "perseguitiamo i fumatori".Che senso ha?
Oggi come oggi ogni fumatore sa a cosa va incontro.Mi sembra doveroso salvaguardare la salute di chi fa un scelta diversa.Quindi le regole sono,non fumare in presenza di bmbini e donne incinte,chiedere sempre il permesso a chi c'è intorno ma a parte questo,la politica del proibizionismo mi spieghi che motivo di esistere ha?
C'è un errore:non "cogito ergo sum " ma "scelgo ergo sum"
baci
carla

Anonimo ha detto...

Innanzitutto, grazie per aver espresso la tua opinione in materia. Come autore dell'articolo ti preciso meglio la mia idea sul fumo e più in generale sulle droghe. Come te, anch'io depreco la politica del proibizionismo, ma non è questo il punto. A mio avviso, vi è insita nel fumo una contraddizione notevole: perché un fumatore è messo in condizioni di nuocere all'aperto - magari in uno stadio nel bel mezzo di una partita di calcio - mentre un povero tossico-bucaiolo è costretto a "farsi" al parco, pur nuocendo solo a se stesso? Questo è il punto! Piuttosto rendiamo tutte le droghe libere, in modo da regolarizzare questa catastrofica piaga sociale. Ma siamo sicuri che il modello Amesterdam "capitale delle droghe" potrebbe funzionare dappertutto in Europa e non. Per me, si può pure provare, poi si vedrà...

Anonimo ha detto...

Grazie per esserti fatta viva, fa sempre piacere partecipare le proprie idee in rete. Per quel che riguarda il titolo del Blog ti rimando al post d'apertura "Perché questo blog?". Comunque "NoIperborei" è il nome con cui Nietzsche chiama i suoi "superuomini" ne "L'anticristo". Storicamente un popolo iperboreo è davvero esistito ed è stato fra gli abitatori delle terre del nord - pur provenendo dalle isole greche. Si pensa che essi rientrino persino nei miti arturiani. La terra di Avalon, dove Artù è sepolto, pare sia stata abitata dagli iperborei. Essendo un appassionato e studioso sia di mitologia greca che celtica, alla fine ho ceduto al fascino di questo nome parecchio evocativo...
Ciao!