11.10.06

"Matrix", la trilogia dei fratelli Wachowski

di Paolo Musano

Sulla trilogia dei fratelli Andy e Larry Wachowski si sono riversati fiumi di inchiostro (tra i tanti saggi usciti in questi anni sono da segnalare quelli di Slavoj Zizek, autore del premiato “Benvenuti nel deserto del reale”) e a ragione, dato che stiamo parlando (e qui ci riferiamo soprattutto al primo capitolo) del miglior film di fantascienza degli ultimi decenni, secondo soltanto a “Blade Runner” di Ridley Scott. Ma naturalmente non si tratta solo di questo. Le scene di azione fanno impallidire i due “Terminator” di James Cameron e le coreografie di arti marziali fanno sembrare i film di Van Damme delle ragazzate poco convincenti. Il successo di pubblico e di critica è stato enorme, anche se, come vedremo, ci sono state delle ombre. Le ragioni non sono soltanto di ordine tecnico. La grande presa che ha avuto il film può essere spiegata col fatto che è uscito in momento storico molto delicato. E, se non delle risposte, ho fornito una chiave di lettura diversa alle inquietudini, ai dubbi e all’alienazione dell’uomo contemporaneo.

Prima di addentrarci nelle speculazioni filosofiche, però, forse è il caso di chiedersi: “Ma chi sono Andy e Larry Wachowski?”. A dir la verità di loro si sa ben poco. Il loro primo film ,“Bound”, era una torbida e cupa storia d’amore lesbo. Una pellicola mediocre che è stata un flop al botteghino e che ha fatto parlare di sé solo per le più esplicite scene di sesso lesbo mai viste negli ultimi anni al di fuori dell’ambiente porno. I fratelli Wachowski da subito si sono chiamati fuori dai rituali e dal jetset di Hollywood, dimostrando un grande coraggio e una grande coerenza artistica. Nei loro film hanno voluto fare le cose a modo loro, fregandosene delle regole e della tradizione. Se hanno un debito è con la cultura “underground”, quella degli artisti visuali, la body art e soprattutto i manga. “Matrix” infatti è ispirato a un fumetto (così come il nuovo film che uscirà tra breve: “V come Vendetta”, ambientato in un futuro dove si respirano le stesse atmosfere di “1984” di Orwell e “Fahrenheit 451” di Bradbury, dove ogni forma di arte è bandita e i pochi rimasugli di cultura sono tenuti in vita da società segrete gestite da terroristi anarchici). Fin qui niente di strano. Ma se Andy, il più tracagnotto, non è molto diverso dal tipico americano del ventunesimo secolo, suo fratello Larry è una figura più sfuggente. Di lui i giornali scandalistici si sono occupati a lungo recentemente. Si dice che stia per cambiare sesso, per diventare donna. Ha rotto il suo matrimonio per instaurare una relazione con Ilsa Strix, una bionda statuaria, star del porno fetish sadomaso, fino a poco tempo fa legata a Buck Angel, un transessuale conosciuto nell’ambiente come “il tizio con la figa”. Alcuni critici sostengono che questa relazione abbia pesato non poco anche nella vita artistica di Larry (come non pensare ai costumi in latex dei personaggi principali di “Matrix”, incredibilmente somiglianti a quelli che indossano gli attori dei film porno sadomaso?). Nel caso del secondo e del terzo capitolo della trilogia di “Matrix”, indubbiamente pare che sia cambiato qualcosa. Si nota uno stacco rispetto al primo film che in alcuni punti è effettivamente un calo. Non a caso i critici hanno sottolineato la mancata tenuta della sceneggiatura, l’abuso di effetti speciali e un insufficiente lavoro sui personaggi (che in alcuni punti diventano delle vere e proprie caricature) in “Matrix Reloaded” e “Matrix Revolutions”, gli ultimi due film della trilogia. Le ragioni sono imputate proprio alla disattenzione di Larry Wachowski, troppo impegnato nella sua perversa relazione con Ilsa Strix per preoccuparsi di far funzionare alla perfezione il meccanismo della regia dei suoi film. Ma, al di là della fondatezza di queste affermazioni, restano i contenuti profondi del film, quelle componenti che hanno toccato l’intimo dell’uomo del XXI secolo e hanno reso “Matrix” un vero e proprio fenomeno di “culto” (un po’ come era successo con “Star Wars” di George Lucas).

La storia: In un futuro non troppo lontano le macchine hanno il controllo (uno scenario non molto diverso da quello del “Terminator” di James Cameron). La maggior parte degli uomini non lo sa, ma è sotto il giogo di queste macchine. Gli esseri umani sono tenuti in vita per un semplice motivo: a causa della distruzione del pianeta, dell’esaurimento delle risorse, dell’oscuramento del sole (successivo a un probabile olocausto nucleare), sono l’unica fonte di energia rimasta. Le macchine per funzionare ne hanno un continuo bisogno, perciò gli esseri umani sono creati con l’ingegneria genetica e coltivati in immensi campi-laboratorio. Gli uomini ignorano questa terribile verità perché le loro menti vivono in “Matrix”, un programma incredibilmente complesso creato appositamente per renderli schiavi e mantenerli schiavi. Tuttavia c’è una piccola comunità di uomini che è riuscita a scollegarsi da “Matrix”, che conosce la verità e che vive relativamente libera in una città sotterranea chiamata Zion. Tra questi i protagonisti: Morpheus, Trinity e Neo. Morpheus è il più carismatico comandante del gruppo dei ribelli. È a capo di una nave (ma non è la sola, ce ne sono diverse) che periodicamente, grazie a una tecnologia mutuata dalle macchine, diventa una stazione mobile di trasmissione. L’equipaggio della nave, guidato da un operatore, entra ed esce da “Matrix”. Lo scopo è liberare più persone possibile. Ma “Matrix” naturalmente si difende. Ha dei guardiani, chiamati Agenti e guidati dallo spietato Agente Smith, che hanno il compito di individuare gli ‘uomini liberati’ in “Matrix” ed eliminarli, ucciderli. Neo è anche lui un ‘liberato’, ma ha qualcosa di diverso dagli altri. In qualche modo è speciale. Morpheus infatti lo ha cercato, trovato e liberato per un motivo preciso. La profezia di un Oracolo ha predetto che un giorno arriverà un Eletto che distruggerà “Matrix” e riporterà l’uomo al centro del mondo e gli restituirà la libertà originaria (Lo stesso Oracolo dirà a Trinity che si innamorerà dell’Eletto). Ebbene Morpheus pensa che l’Eletto sia Neo. Tutta la trilogia ruota attorno alla figura chiave di Neo: Chi è veramente? E’ o non è l’Eletto?

Le implicazioni filosofiche di questo film sono innumerevoli. E le domande che mette in moto e i dubbi che risolleva sono altrettanto numerosi e si riducono ai grandi quesiti filosofici di sempre: chi sono, dove vado, perché esisto? Innanzitutto sbattiamo davanti all’evidenza che il rapporto mente-cervello, nonostante tutte le speculazioni che si sono succedute da Cartesio in poi, è ancora inesplicabile. È indubbio che la nostra definizione di realtà è limitata dalla struttura del nostro cervello e dei nostri organi di senso, quindi necessariamente arbitraria e soggettiva. Come dice Morpheus a un Neo spaesato all’inizio del primo “Matrix”, ‘quella che noi chiamiamo Realtà non è altro che l’elaborazione corticale degli impulsi elettrici che il nostro cervello riceve dai recettori degli organi di senso’. E questo fatto di per sé è già sconvolgente, perché elimina la fondatezza e la concretezza del nostro essere nel mondo e insinua il dubbio che il nostro cervello potrebbe essere benissimo ingannato e manipolato, come infatti succede quando è collegato a “Matrix”. Il primo riferimento che può saltare fuori è ‘il mito della caverna’ della “Repubblica” di Platone: gli uomini che vivono nella caverna guardano le ombre del ‘mondo vero’ proiettate sul fondo e scambiano quelle ombre per la ‘realtà’, senza accorgersi del trucco, della finzione, dell’artifizio.
C’è poi la tematica della Fede. Quanto è importante credere in qualcosa? Sono le cose in cui crediamo che danno un senso alla nostra vita? Sono la forza della motivazione e il livello di autostima che ci permettono di fare grandi cose, di avvicinarci in qualche modo a Dio?
Nel film Morpheus crede all’Oracolo e quindi crede in Neo. Quando quest’ultimo si convince anche di lui di essere l’Eletto, effettivamente le cose cambiano. Che cosa è successo dentro di lui? A me viene da pensare al Buddhismo: il Satori, l’Illuminazione, porta con sè delle Consapevolezze che possono avere una portata enorme nella vita di un uomo. Che cosa diventa Neo quando ‘comincia a credere’ di essere l’Eletto? Un ‘Risvegliato’, un ‘Buddha’, che poi diventa un ‘Cristo in Terra’, per quello che riuscirà a fare e per il modo in cui uscirà di scena (i ribelli come Morpheus, invece, sono dei ‘bodhisattva’, ‘delle persone che sanno’, che vogliono liberare coloro che non sanno e per questo sono schiavi).
Nel secondo capitolo della trilogia, “Matrix Reloaded”, il personaggio di Neo si definisce meglio in questo senso. Si capisce che lui, forse, ha trovato la chiave per la definitiva liberazione dell’uomo (Ma dov’è questa chiave? Significativo, a questo proposito, il personaggio del “Fabbricante di Chiavi”). Un uomo con la Consapevolezza di Neo ha la possibilità di scegliere. Tutti gli altri uomini non ce l’hanno perché sono dipendenti dal meccanismo di ‘causa-effetto’, come spiega sarcasticamente “Il Merovingio” a Morpheus, Neo e Trinity. Non si può sfuggire il proprio ‘karma’, a meno che… E’ questo il nodo fondamentale della questione.
Nell’ultimo capitolo della trilogia, “Matrix Revolutions” (il meno riuscito dei tre film, a causa dell’uso sproporzionato degli effetti speciali, che fanno scivolare in secondo piano la sceneggiatura e rendono i personaggi dei clichè), Neo, ormai, è un vero e proprio Messia e ci vuole poco a immaginare la fine che farà. La sua morte è una crocifissione simbolica che raggiunge il suo scopo, ma lascia insoddisfatti per il suo esito scontato. Si resta un po’ delusi per l’evoluzione del personaggio che finisce col diventare un sorta di capro espiatorio. Anche se il finale, con l’Oracolo che guarda quello strano tramonto policromo, resta aperto. Si tratta di una nuova nascita del genere umano o è solo l’eterna replica di un copione già scritto? Ognuno darà per conto suo la risposta che meglio crede.

Un ultimo punto su cui vale la pena soffermarsi è l’etimologia dei nomi dei personaggi principali. Di sicuro non sono stati scelti a caso. Morpheus tradotto è ‘Morfeo’, il dio greco dei sogni, uno dei tanti figli del Sonno e della Notte. Trinity tradotto è ‘trinità’, forse non quella cristiana ma quella che si riferisce alle ‘ipostasi’. Nelle “Enneadi” di Plotino le ipostasi sono le tre sostanze principali del mondo intellegibile: l’Uno; l’Intelletto, che procede dall’Uno; e l’Anima, che procede dall’Intelletto. Neo, infine è un prefisso che si riferisce anche alla ‘ricomparsa, ripresa in forma nuova di correnti di pensiero, tendenze’. Viene da pensare a una nuova ‘Età dell’Oro’, a un nuovo ‘Rinascimento’. In italiano c’è poi l’altro significato di ‘malformazione del tessuto’, quindi di ‘anomalia’ (come è chiamato Neo, e dall’Agente Smith e dall’Architetto in “Matrix Reloaded”). Per quanto riguarda il titolo del film, “Matrix” tradotto è ‘Matrice’, che viene dal latino matrice(m), derivato di mater matris, ‘madre’, e significa: ‘utero’; ‘origine’ e ‘radice’.

In conclusione, la morale di “Matrix”, se esiste, potrebbe essere questa: sei libero di non accettare il Sistema, di ribellarti ad esso e di cambiarlo se vuoi. Ma per riuscire a farlo devi prima entrare nel Sistema e diventare anche tu una parte del Sistema. Neo, l'Eletto, è un uomo che ha raggiunto una consapevolezza superiore, e che quindi ha trovato il modo per fregare il Sistema stesso. Gli Illuminati, i Geni, per forza di cose sono delle anomalie pericolose per lo status quo perchè agendo (e per me tra pensiero e azione c'è ben poca differenza) possono rivoluzionare persino quelli che la gente ritiene Dogmi, i Fondamenti, dai quali inevitabilmente deriva qualsiasi concezione della realtà. La trilogia di “Matrix” non è altro che l'epica rappresentazione dei pro e contro di un cammino spirituale. Ci fa vedere, in forma mitica (su uno sfondo fantascientifico), l'eterna lotta tra l'Intelletto (la tecnologia, le macchine: propaggini estreme della Ragione) e lo Spirito (la Fede, il sentimento, la Consapevolezza). E ci fa intuire che non avrà mai fine, se non attraverso una simbiosi (gli uomini dipendono dalle macchine e le macchine dipendono dagli uomini). Il bello è che si arriva a un paradosso: non è possibile essere liberi senza essere schiavi. Può darsi che questo paradosso sia veramente la risposta alla complessità del mondo o delle relazioni umane.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

dato che ho dato commenti a tutti i vostri scritti posso solo dire della mia ignoranza riguardo a questo film non c'io' capito niente ho solo sempre accompagnato mio figlio al cinema diciamo che mi ci ha trascinato dato che lui si esagitava troppo alla visione del film A.E.

The White Bunny ha detto...

complimenti per l'articolo, molto bello e esaustivo.
però devo fare un piccolo appunto:
a un certo punto, quando inizi a parlare del ruolo che gioca il concetto di fede nel film, il tuo pensiero va subito al Buddismo. Bè, forse sei Buddista. io non conosco molto bene il Buddismo, ma senza scomodare un oriente che per quanto si può dire rimane sempre lontano dalla nostra cultura, il mio pensiero si fionda assai più velocemente proprio sul Cristianesimo. E vista anche la crocefissione finale del terzo episodio, penso che il riferimento immediato dei fartelli Wachowski sia senza alcun dubbio il Cristianesimo.
D'altra parte probabilmente in nessuna altra religione il concetto di fede è così di prim'ordine, così approfondito e importante come nel Cristianesimo.

Anonimo ha detto...

complimenti davvero. anche se sul discorso della fede ti sei perso un po!

Unknown ha detto...

E' trapelata la notizia secondo la quale Larry avrebbe cambiato sesso. Larry nelle ultime foto appare sorridente e decisamente troppo femminile se confrontato con le sue vecchie foto. Secondo i ben informati, d’ora in avanti Larry si farà chiamare Lana ed avrebbe intenzione di parlare con la stampa dopo l’uscita di Speed Racer, prevista per il 9 maggio. Bon courage Lana!!!
Emilie Rollandin