
Difatti i proclami di Unità mazziniani avevano sì un certo fascino, ma lasciavano il tempo che trovavano se andiamo a ben guardare la pressoché disastrosa condizione di analfabetismo nelle campagne. Chi non sapeva leggere né scrivere capiva soltanto l’universale “lingua del bisogno”, la quale evidentemente tali proclami non riuscirono a catturare oppure a permeare. Dunque vi si riscontrava un netto distacco tra quel che era il Paese reale e quel che era, invece, il Paese futuribile utopisticamente presupposto da Mazzini e dai suoi seguaci, che insieme al loro leader si presero cosicché un grosso “abbaglio”. Perciò molto giuste ci sembrano seppur col senno di poi, le critiche mosse loro contro da parte di alcuni inflessibili critici quali su tutti: Ferrari, Cattaneo, Pisacane, ecc. Costoro ebbero soprattutto il merito di non individuare unicamente nel Nemico comune Austriaco il solo responsabile dell’assoggettamento del popolo italico, bensì anche in certi – per così dire – “cancri intestini” come il Vaticano, il quale invece che rafforzare l’animosa spinta del movimento risorgimentale cercò in tutti modi di osteggiarlo o comunque indebolirlo. La prospettiva delineataci dal Gioberti, che pretendeva la stravagante accettazione di un Papa-Principe capace di guidare la compagine nazionale verso l’agognato Risorgimento nazionale, non si poggiava più su alcun fondamento concreto. Per non parlare, poi, della decisamente controproducente testardaggine mazziniana a non voler riconoscere il debito effettivo nei confronti dell’operato dei socialisti-utopisti francesi, da lui visti altresì come “fumo negli occhi” chissà per quale congenita antipatia personale! A questo proposito, pertanto, era innegabile che se si fosse ri-verificata un’ulteriore rivoluzione negli oppressi Stati europei molta parte si sarebbe dovuta attestare al luminoso esempio della Francia, “focolaio rivoluzionario” per antonomasia, nonché ben comprovata Maestra indiscussa nella difficoltosa e assai controversa “scienza rivoluzionaria”! Tuttavia lo stesso Mazzini ebbe dalla sua anche molti meriti oltre che demeriti, fra i quali si segnalano particolarmente secondo noi: l’instaurazione di saldi rapporti amichevoli di scambievole fiducia e certa reciprocità con i rivoluzionari ungheresi capitanati da Kossuth, auto-esiliatosi in Turchia per pianificare così un’efficace offensiva liberatoria nella sua spossata Patria. Essi, oltretutto, venivano tenuti in alto conto dal focoso leader genovese, il quale li considerava infatti il canale privilegiato per l’organizzazione di qualsivoglia iniziativa di sommovimento anti-austriaco, che ponesse finalmente fine all’intollerabile tirannide dell’Austria scalfendole, perciò, un nerbo cruciale quale appunto l’Ungheria stessa. Inoltre di sicuro propositiva e con velati richiami rousseauiani è stata l’astuta manovra mazziniana di progettare una santissima e inviolabile “religione civile”, indispensabile per l’attuazione di un certo laicismo e cioè di un non esclusivo dominio della curia pretesca romana in materia religiosa, unendo pertanto il potere temporale a quello spirituale così che i cittadini non dovessero più al fine chiedere conto ad un Papa e ad un Principe distintamente, bensì inscindibilmente ad una sola Entità stabilita, vale a dire: un “ben auspicato” Stato Repubblicano!
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