Il Seicento
Fu l’epoca delle scoperte geografiche, che portarono scompiglio nella vita. Proseguiva la concezione di europeo quale barbaro e di nativo dominato quale buon selvaggio. Molti scrittori attaccarono le barbarie europee (equivalevano all’usura – “mangiare vivi gli uomini” – e alle continue rivolte) che non avevano nulla a che fare con la naturalezza del selvaggio. Era come paragonare il sanguinario europeo al mite pacifico indigeno: il fosco-brutto-dolente europeo contro il buono-lieto abitante del paradiso terrestre.
Montaigne si dichiarò “un polemico antieuropeo”, il quale elogiava i cannibali ed esaltava la vita selvaggia (genuina come un frutto della natura). Paragonò l’arte e le invenzioni europee (artificiose) alla natura, alla spontaneità e alla purezza del dominato. Lanciò continue frecciate contro le guerre civili francesi, senza dimenticare di attaccare anche l’assolutismo monarchico e le sperequazioni sociali. Questo per attaccare i civili europei che disprezzavano i barbari, solo per il loro aspetto che era diverso dai “costumi” europei. Montaigne avvisò in uno scritto i selvaggi, perché “i nostri commerci vi distruggeranno”. Diverse furono le conseguenze delle conquiste europee:
- schiavitù
- oro e metalli preziosi
- invasioni
- sottomissione
- trasporti/migrazioni
- malattie per le quali i dominati non avevano anticorpi
Montaigne paragonò le invasioni europee ad un macello, comparandolo ad un massacro di bestie, di infelici innocenti che sono stati sfruttati per la loro ignoranza. A detta sua, infatti, gli europei hanno più che altro sfruttato l’ignoranza indigenza per soddisfare la loro sete di lussuria, ingordigia e crudeltà.
Cosa accadde nei paesi dominati? Ebbe luogo un tentativo di civilizzazione, durante il quale vennero istituiti dei governi stabili (seguita dalla promulgazione di leggi) e dove la pastorizia fu affiancata all’agricoltura. Gli europei tentarono di modificare il mondo indigeno, rendendolo simile al loro, tentando di sviluppare una coscienza religiosa, un fenomeno di idolatria verso di loro e un nuovo modo di coltivare. Si arrivò dunque a dare vita ad una nuova civiltà, legata più al concetto di polis greca e dunque al vivere civile.
Ma civile era solo l’Europa (grazie alla sua vita di società, al progresso, ai mezzi di produzione e al gradi di istruzione)? No! Anche la Cina era altrettanto civile (organizzazione, arte, storia, artiglieria). Iniziò dunque una dura polemica contro l’Europa e contro le invenzioni, della razionalità e dell’artificiosità. Si tentò di imitare il passato (per la sua cultura, la sua bellezza, la sua sapienza, la sua purezza, la sua fede). L’Europa in questa epoca si presentava sotto due volti:
- splendore
- crisi
Si parlò di splendore vista l’evoluzione di tre grandi campi: scientifico, tecnico e artistico (arte barocca, letteratura, teatro). Ne furono alcuni esempi:
- per la scienza: Cartesio e Galileo
- per la tecnica: invenzioni come il cannocchiale, il microscopio e il barometro
- per l’arte: il barocco, la letteratura spagnola e francese, il teatro di Shakespeare
Si parlò invece di crisi perché si susseguirono numerose carestie, malattie (peste) e guerre. All’epoca cinquecentesca, il potere politico si presentava sotto tre forme:
- assolutismo: Francia, Russia, Svezia, Danimarca
- monarchia parlamentare: Inghilterra
- repubblica: Olanda.
Per quanto riguardava l’Italia nello specifico, si poteva vedere un paese in declino sui piani economico-sociale-politico:
- economico: ebbe luogo una crisi del commercio marittimo nel Mediterraneo e si sviluppò il latifondo al sud
- sociale: carestie, pestilenze, rivolte
- politico: gran parte della penisola era sotto la dominazione spagnola. Gli Stati italiani erano totalmente in crisi (repubblica di Venezia e Stato della Chiesa)
Le città italiane, francesi e germaniche avevano pressoché la medesima struttura: città sviluppata vs campagna arretrata. Diversi infatti erano i ruoli assunti nei due ambienti, fra i quali accrebbe il gap già esistente: progresso in città, agricoltura in campagna. Addirittura, la città sfruttava il lavoro della campagna. Iniziarono così numerose rivolte fra i due ambienti e si delinearono sempre più gli stili di vita economici, politici, morali e sociali:
- vita economica: agricoltura (campagna), industria e commercio (città)
- vita politica: organizzazione stabile dei poteri pubblici
- vita morale: si seguirono le norme della religione cristiana e le norme della tradizione scientifica dell’antichità
- vita sociale: il concetto di civiltà era pressoché legato ai costumi, al vestiario, alla conversazione e al brio di un popolo.
Il Settecento:
Fu chiamato “il secolo dei lumi”, caratterizzato proprio da un movimento culturale detto “Illuminismo”, che si propose di diffondere la luce della ragione applicata alla riflessione su:
- politica e società: Montesquieu espose la teoria della divisione dei poteri; Voltaire si rivelò sostenitore del dispotismo illuminato; Rousseau espose il principio della sovranità popolare.
- cultura: pubblicazione dell’enciclopedia, divulgazione del sapere, attenzione verso i mestieri e le tecniche.
- economia: Adam Smith si proclamò a favore del libero mercato.
In merito alla politica europea, invece, il panorama si mostrava diviso in due grandi avvenimenti:
- le guerre di successione (spagnola polacca, austriaca): posero fine al predominio spagnolo in Italia. Ad esse seguirono una forte crisi della Francia e la conquista di “primato internazionale” dell’Inghilterra (vide un aumento della popolazione con conseguente aumento della manodopera. Tutto ciò determinò la crescita di prodotti di manifattura, prodotti agricoli e scambi commerciali).
- le riforme: venne istituito un dispotismo illuminato in Prussia, Russia, Impero austriaco, Granducato di Toscana.
Con il passare del tempo, aumentò l’accumulo di grandi capitali da parte degli imprenditori e cresceva sempre più il divario fra essi e i loro operai. Ebbe così inizio la rivoluzione industriale, caratterizzata dall’utilizzo di nuove macchine e nuovi sistema di fabbrica. Si trattò di una rivoluzione tecnologica che comportò trasformazioni sociali ed economiche sempre più rapide, oltreché in continua evoluzione. Da quel momento la vita dell'uomo non fu più la stessa: vennero gradatamente modificati o cancellati usi e costumi radicati nel tempo; si aprirono tra i ceti sociali nuove tensioni che avrebbero condizionato il successivo sviluppo della storia.
A differenza del Seicento, il Settecento ripudiava il passato (inteso come splendore culturale). Preferiva piuttosto guardare al futuro e utilizzare una mentalità rivolta al progresso. Non a caso proseguirono le scoperte geografiche e si modificò anche il modo di scrivere in merito (resoconti più dettagliati).
Si fecero sempre più incisive le caratteristiche che differenziavano l’europeo dal non europeo, a partire nuovamente dalle differenze culturali, politiche, morali e di costume. Si dissolse però il vecchio ideale di cristianità e dunque di non-cristiano, al quale venne associata la nuova immagine dello straniero:
- indigeno americano: mito del paese lontano, vita selvaggia (esaltazione dello stato di natura da parte di Rousseau e battaglia contro le istituzioni
- cinese: saggio.
Proseguì la polemica contro l’Europa, dunque, iniziata nel Seicento; ma questa volta assunse un carattere diverso: era finalizzata a dare vitalità all’Europa. Due furono gli scrittori che si distinsero in questo periodo: Voltaire (che deprecava le cattive consuetudini europee in fatto di politica) e Rousseau. Con loro e con altri nacquero nuovi miti:
- Cina (saggia)
- Egitto
- Arabia
Alle polemiche antieuropee (che presero forma mediante le accuse contro la ragion di stato – aveva per conseguenze le guerre continue e i massacri di innocenti) si associarono spesso le polemiche antireligiose (conseguenza di essa fu il fanatismo).
Non a caso il Settecento fu una battaglia continua, in particolare a causa delle guerre di successione.
Cronologia di riferimento:
1733 – 48 (Polonia): si combatté la guerra di successione
1733 – 48 (Austria): si combatté la guerra di successione
1733 – 48 (Francia): combatté contro Austria e Inghilterra
1756 – 63 (Europa): Guerra dei 7 anni – Prussia e Inghilterra contro Francia e Austria
1773 (Russia): rivolta dei servi della gleba
1785 – 90 (Province Unite): sotto il potere dell’imperatore Giuseppe II, scoppiarono una serie di rivoluzioni
1789 – 99 (Francia): Rivoluzione francese
1789 – 99 (Europa): serie di coalizioni fra le potenze europee contro Parigi
Tuttavia, in un simile contesto di polemica, qualcuno tentò di azzardare una nuova ipotesi: Hazad affermò che fuori dall’Europa non esistevano esseri inferiori, bensì differenti. Con Hazard si iniziò dunque a concepire una possibile differenziazione piuttosto che una superiorità.
Anche nel campo della letteratura, si iniziò a preoccuparsi di come fosse vista l’Europa dal mondo esterno. Montesquieu (“Les Lettres Persianes”) si preoccupò di mostrare la Francia secondo gli occhi di colui che la osservava dalla Persia. Nelle sue “lettres persianes” Montesquieu delineò le differenze fra l’Europa (potere non illimitato e spesso repubblicano – esiste una monarchia ma non è così estesa come il sultanato – ciò comportava una maggiore libertà dei sudditi e un maggiore diritto del singolo) e gli altri Stati.
Fu proprio Montesquieu a elaborare una dottrina della ripartizione e dell’equilibrio dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario).
Tuttavia, esisteva anche un lato negativo della medaglia. L’Europa era mal vista all’interno dei rapporti internazionali per la ripugnanza estera verso le continue guerre, i metodi brutali di conquista, la ragion di stato.
A detta di Montesquieu questi mali europei erano il risultato di una cattiva applicazione della ragion di stato (corruzione). A differenza dell’Asia, dove mancavano alcune caratteristiche fondamentali europee (i costumi, la libertà delle donne, la socievolezza, l’esprit de la societé, il brio – marchio di fabbrica francese –, la febbre del lavoro e l’attività incessante data dalle invenzioni tecnologiche e scientifiche), e dove esistevano placidità e inerzia.
Altra pecca dell’Europa, sempre a detta di Montesquieu, fu la “troppa religione” (che condusse solamente al fanatismo); come soluzione lo scrittore propose la convivenza di più religioni sullo stesso territorio per sviluppare la tolleranza.
Ma mentre Montesquieu cercò di attenuare il suo anticlericalismo, Voltaire sviluppò un acre polemismo verso il cattolicesimo, il papismo e il cristianesimo. Mostrò insomma un’avversione di principio che investiva le fondamenta stesse dell’edificio cristiano. Un’avversione che si mescolava alla diffidenza nei confronti dello Stato e verso i suoi modi di applicazione del potere. Si trattò per lo più di un’ostilità rivolta a quei modi di governare simili alla monarchia assolutistica stile Luigi XIV. Voltaire perse dunque il senso divino della gloria e della potenza di Dio.
Cronologia di riferimento:
- 5 maggio 1789: convocazione degli Stati Generali, nascita dell’assemblea nazionale costituente (abolizione diritti feudali, uguaglianza giuridica, dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, costituzione)
- 14 luglio 1789: assalto alla Bastiglia. Sciolta l’assemblea costituente, venne eletta l’assemblea legislativa
- 20 aprile 1792: dichiarazione di guerra . Fu insediata la nuova assemblea attraverso una convenzione nazionale. Condanna a morte del re e abolizione della monarchia. Nascita della Repubblica.
- 1793-94: Comitato di salute pubblica. Dittatura rivoluzionaria (le potenze europee si coalizzarono contro la Francia. Nacque un tribunale rivoluzionario e venne scritta una nuova costituzione. Fenomeno dell’arruolamento di massa. Periodo del terrore. Ritorno al sistema liberale - terza costituzione. Si decide per il diritto di voto in base al censo. La borghesia è il nuovo ceto protagonista della storia francese.
In un contesto internazionale invece Voltaire recuperò alcune precedenti differenze tra mondo occidentale e mondo orientale (es. libertà contro dispotismo, attività incessante contro pigrizia, progresso contro tradizionalismo, vita di società contro melanconia). Introdusse invece il concetto di cosmopolitismo:
"Perché dovremmo trascurare popoli – come gli indiani del Gange – quando approfittiamo dei loro prodotti?"
In questo, Voltaire accusò l’Europa di essere retrograda ed esaltò invece la superiorità religiosa e morale della Cina, dove potemmo ritrovare solidi fondamenti morali.
A detta sua, l’Europa era inferiore moralmente alla Cina, anche se non si poteva negare il grado avanzato nel campo delle scienze e del progresso.
Di fatto erano stati gli altri Paesi ad aver inventato cose incredibili in campo scientifico (es. agli arabi si doveva l’algebra), ma l’Europa era stata più in gamba di tutti nello sviluppo di tali invenzioni. Era stata più veloce.
Al contrario Rousseau era avverso all’Europa propugnata da Montesquieu e da Voltaire. Non riservava ammirazione, anche se non misconosceva l’Europa come unità civile. Tuttavia ne ammetteva i difetti:
- rendere troppo uniforme la vita
- sacrificare l’originalità e la personalità delle singole parti
Il sistema europeo gli appariva come un vincolo sociale imperfetto, dal punto di vista politico. Di fatto lui auspicava ad un’organizzazione internazionale su base federale che trasformasse l’Europa in un vero corpo politico, solido e efficiente.
Era avverso anche ad un europeismo culturale, che non tenesse conto delle caratteristiche nazionali dei singoli Paesi, ed ad una standardizzazione della ragione.
Il concetto di nazione iniziò ad assumere un ruolo primario: essa venne di fatto intesa come volontà di coscienza e rivendicazione dei propri diritti (anche a costo di incrinare il senso di unità d’Europa). Ne fu un esempio l’Alfieri che scrisse le odi nazionali ed esaltò l’amor di patria, a differenza del cosmopolitismo. Si iniziò così a porre il problema del rapporto fra tutto (unità civile Europa che tutti ammettono) e singolo (patria). Divampò la passione nazionale, ma non si annullò il senso di unità europea. Finì il periodo in cui Europa equivaleva a cristianità, ma iniziò l’Europa dei filosofi, trascinati dall’odio per la religione. Per assurdo, però, solo la religione poteva ridestare l’Europa e rendere sicuri i popoli, ristabilendo così uno stato di pacificazione.
In merito al fenomeno chiamato nazionalismo, si vennero a creare due vie divergenti:
- i conservatori (timore che le passioni nazionali potessero mettere a soqquadro l’Europa precipitando nel caos)
- moderni (principio di solidarietà ed equilibrio fra gli stati. Si opposero alla preponderanza di uno solo per arrestare l’estendersi della sua influenza e forzarlo a rientrare nel diritto comune).
Cronologia di riferimento:
- 1815 – 1848: Metternich si oppose al duplice pericolo rappresentato dai princìpi rivoluzionari di libertà e di diritto dei popoli all’autodecisione, il diffondersi dei quali avrebbe arrecato danni soprattutto all'unità dello Stato multinazionale degli Absburgo.
Emerse a poco a poco la figura di Mazzini, il quale sognava una Giovine Italia – successivamente si verrà a creare anche una Giovine Europa. Egli intendeva esaltare l’idea di nazione/patria (quale singolo) ma pose la nazione in stretta connessione con l’umanità (intesa come Europa). Mazzini cercò dunque di salvaguardare allo stesso tempo i diritti dei singoli (nazioni) e i diritti della comunità (Europa). Il nazionalismo non ebbe solo effetti in Europa, bensì anche fuori dall’Europa.
Cronologia di riferimento:
- tra XVII e XVIII: si formarono colonie inglesi in America, con caratteristiche differenti a seconda di nord-centro-sud
- 1775: guerra tra Stati Uniti e Inghilterra
- 1776: dichiarazione di indipendenza
- 1787: costituzione degli Stati Uniti d’America, quale repubblica federale con la distinzione dei poteri legislativo (congresso), esecutivo (presidente) e giudiziario (guidici-corte suprema).
- 1791: si proclamarono i diritti dei cittadini, ma ne derivarono seri problemi per gli indiani e gli schiavi neri.
L’atteggiamento di Mazzini ebbe alcune forti ripercussioni:
- storicizzare i caratteri tipici della civiltà europea
- ricercare come si fossero venuti a creare i caratteri tipici, attraverso una storia millenaria ad opera di varie nazioni.
L’Ottocento
Età della Restaurazione: così venne chiamato il periodo che seguì la sconfitta di Napoleone, durante il quale le monarchie vincitrici tentarono di cancellare le conquiste della Rivoluzione francese, anche se la nuova organizzazione politica dell’Europa fu decisa dal Congresso di Vienna (1814-1815). Nell’Ottocento gli Stati Uniti accrebbero enormemente sia il loro territorio che la loro popolazione e i coloni si spostarono sempre più ad Ovest, nelle terre degli indiani.
Cronologia di riferimento:
- 1861 – 1865: la guerra di secessione tra Nord e Sud si risolse con la vittoria del Nord e con l’abolizione della schiavitù. Successivamente gli Stati Uniti divennero la maggiore potenza industriale del mondo.
L’espansionismo americano fu caratterizzato dal controllo dei punti strategici per il circuito mondiale dei trattati. Il colonialismo portò altre nazioni europee (prima fra tutti l’Inghilterra che per tutto l’Ottocento rimase la maggiore potenza mondiale) ad occupare e sfruttare vaste regioni dell’Africa e dell’Asia. A est invece iniziò ad imporsi una nuova potenza: il Giappone.
Intanto in Europa, Bismarck stava conducendo la Prussia a imporsi come Stato guida dell’unificazione tedesca, mentre l’impero austro-ungarico era in declino. Parigi invece era sconvolta da una nuova rivoluzione popolare.
Nella prima metà dell’Ottocento la coscienza europea si formò sulla base di un’esigenza delle unità e delle varietà al suo interno, ovvero tra Europa e nazioni. Vennero persino rielaborate le concezioni in merito alle epoche precedenti. Prima furono considerate “età delle barbarie e dell’oscurantismo”, mentre in seguito vennero definite “momenti di formazione dell’Europa moderna”, di cui si celebravano i trionfi. L’Europa infatti venne vista come un corpus che aveva:
- una propria personalità
- una propria individualità
- un proprio modo di organizzarsi da un punto di vista politico di tipo permanente
L’Europa finalmente assunse la forma di unità civile, anche se continuava a esistere una esaltazione della varietà nell’unità (tipica del romanticismo). Di fatto si credette che la civiltà europea potesse esistere solo in quanto erano esistite molte civiltà nazionali (ciascuna aveva qualcosa che altre non avevano). A questo proposito Machiavelli si scagliò contro tutti coloro che parlavano di trasformazione dell’Europa, indicando solo le diversità costituzionali che esistevano dal XVI secolo. Piuttosto Machiavelli esaltava una dottrina dell’equilibrio: una grande repubblica divisa in vari stati, tutti con uguali principi di diritto pubblico e di politica (sconosciuti nelle altre parti del mondo).
Fu proprio la differenziazione fra gli stati che diede vita ad un governo repubblicano, dove la feconda gara dei partiti aveva spronato le virtù dei singoli ad emergere e di fatto aveva dato vita ad un governo virtuoso. Gli ideali di libertà e di indipendenza nazionale furono sostenuti dal Romanticismo, il più grande movimento culturale di inizio secolo.
Cronologia di riferimento:
- 1789 – 99 (Europa): prime costituzioni
- 1796 – 99 (Francia): ascesa di Napoleone Bonaparte e campagna conquista dell’Italia e dell’Egitto
- 1799 (Francia): si concluse la Rivoluzione e iniziò ad ingrandirsi il potere personale di NB
- 1832 (Inghilterra): riforma del sistema politico britannico: si allargò la base elettorale, venne abolita la legislazione protettiva dei poveri e degli interessi degli agrari
- 1834 (Germania): unificazione: processo federativo fra Stati
- 1848 (Italia): prima guerra di indipendenza e rilancio del progetto unitario: stipulati accordi federali e progettualità democratica. Iniziava ad affacciarsi il socialismo
- 1848 (Francia): suffragio universale ma fallì il progetto democratico a causa di NB
- 1857 (Europa): prime manifestazioni di riscossa nazionale contro il colonialismo europeo.
Esisteva tuttavia uno Stato/nazione che aveva una missione: il diritto e il dovere di guidare gli altri. Secondo il Gioberti il primato doveva essere assegnato all’Italia, ma storicamente il primato fu assegnato alla Francia, per svariati motivi:
- socievolezza e simpatia
- capacità propagandistica
- sviluppo sociale
- cognizione intellettuale
- obiettivo di perfezionamento dell’umanità e società
completezza (vs Inghilterra che mirava allo sviluppo sociale, vs Italia che non era né speculativa né pratica, vs Spagna che era immobile)
- esprit de la société
- energia pratica.
"Se ci fosse al mondo una nazione dotata di spirito socievole, cuore aperto, gioia di vivere, gusto, facilità a comunicare i propri pensieri; che fosse vivace, simpatica, qualche volta imprudente, spesso indiscreta; che avesse oltre a ciò coraggio, generosità, franchezza, un certo senso dell'onore, non converrebbe cercar di ostacolare con le leggi le sue maniere, per non ostacolare le sue virtù."
La civiltà europea era dunque varia:
- principi di organizzazione sociale
- potere spirituale e temporale
- libertà europea vs immobilità della civiltà non-europea
- ricchezza
- elemento teocratico, monarchico, democratico, aristocratico
- esaltazione della gloria europea
Cronologia di riferimento:
- 1814 – 1815: Congresso di Vienna (equilibrio precedente alla rivoluzione francese)
- 1815 – 1831: con la Santa Alleanza (patto di reciproca assistenza), Austria-Prussia-Russia si accordarono contro la minaccia degli ideali rivoluzionari
- 1820 – 1831: l’Europa vide le prime rivoluzioni nazionali. Guidate dal movimento liberale, scoppiarono in Spagna, Italia, Grecia e Polonia. Solo la Grecia ottenne l’indipendenza
- 1821 - 1831: il fallimento dei moti aprì la strada a una riflessione politica: in che modo era opportuno realizzare la liberazione dell’Italia dagli stranieri? Si distinsero varie posizioni: monarchici e repubblicani, moderati e democratici, unitari e federalisti. Per diffondere le sue idee repubblicane e democratiche, Mazzini fondò la Giovine Italia
- 1848: insurrezioni. Sorsero in Europa nuovi governi nazionali e liberali. Gran parte delle rivolte furono schiacciate dalla repressione che fu particolarmente dura nel Lombardo-Veneto
- 1848: prima guerra di indipendenza in Italia, nella quale i patrioti appoggiarono l’azione di Carlo Alberto, re del Piemonte, che approfittò della favorevole situazione europea e dell’alleanza con la Francia per vincere la seconda guerra di indipendenza
- 1860 – 1861: impresa dei Mille guidata da Garibaldi, che permise la conquista del Mezzogiorno in Italia.
- 1866: terza guerra d’indipendenza con la quale l’Italia ottenne il Veneto. Roma fu tolta al pontefice e divenne la nuova capitale
- Ottocento: in molti paesi europei si diffuse la rivoluzione industriale. Il lavoro dell’uomo fu sostituito da quello della macchina. Nelle fabbriche di proprietà dei capitalisti si formò un nuovo ceto sociale: la classe operaia. Per difendere i propri diritti, gli operai delle fabbriche si riunirono in associazioni. Nacquero la prima associazione internazionale dei lavoratori e i primi partiti socialisti. Lo sfruttamento dei lavoratori salariati fu oggetto della riflessione di molti filosofi, tra cui Marx. Contro l’ipotesi della lotta di classe, la Chiesa propose la cooperazione fra lavoratori e capitalisti.
Si ricominciò a rivalutare la forza e la fecondità del pensiero religioso. L’Europa tornò ad essere un’Europa cristiana. Altra conseguenza di una tale “Europa unita” fu lo sviluppo di:
- una virtù
- una capacità di fare
- un’energia creatrice.
Il libro della settimana : “Il circolo dei nichilisti”.
Un romanzo sui “beati” anni universitari. Di Marco Apolloni.
25.9.06
Storia moderna: Genesi dell'idea di Europa (2/2)
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