La risposta è molto semplice: “perché no?” Conosciamo un aneddoto riferito al migliore, secondo noi, Presidente che gli Stati Uniti abbiano mai avuto, vale a dire John Kennedy, il quale pare che per rispondere ad una domanda si servì di una contro-domanda, stupendo cosicché un po’ tutti e chiarendo che per lui il punto non era tanto nel "perché uno fa quel che fa", ma quanto nel "perché non dovrebbe farlo". Non so voi, ma noi troviamo una simile risposta assolutamente inequivocabile, di quelle che non lasciano spazio alcuno alle repliche. Forse un altro tipo di risposta altrettanto efficace sarebbe potuta essere: “Il fatto che molti stiano zitti, non vuol mica dire che anche noi dovremmo comportarci altrettanto…”. Comunque sta di fatto che tra il fare e il non-fare le cose, noi abbiamo preferito la prima possibilità. La nostra imprescindibile volontà sta appunto nel aver voluto infrangere lo status quo che ci teneva imprigionati nella sua stritolante morsa e che ci rendeva delle bestie-benpensanti del tutto inattive.
Proprio questa sensazione di disfatta predominante in molti di noi-membri delle nuove generazioni, ci ha fornito un’indubbia motivazione in più per dar fondo al nostro pur limitato bagaglio culturale e attingere al serbatoio inesauribile dei nostri pensieri “palpitanti”, così come lo sono anche le nostre viscere. Poi se vogliamo aggiungere anche l’inesauribile sete di conoscenza che ci contraddistingue, uno ad uno, ecco qua che il passo successivo è stato pressoché inevitabile da parte nostra: ovvero dare alla luce questo ambizioso Blog.
Il nome NoIperborei è un velato omaggio al filosofo le cui parole ci hanno più ispirato a spingerci ben oltre il confine di demarcazione dell’orizzonte, smascherando le insulse balordaggini di questo trip allucinatorio che è la nostra Vita… Perciò, ecco qua che vorremo lasciarvi la testimonianza diretta delle parole di questo imprescindibile “maestro del sospetto”, nonché immortale autore dell’opera forse più fraintesa che sia mai stata scritta, L’Anticristo, che è e resterà eternamente un omaggio insuperato alla più “bella anima” che abbia mai calpestato la superficie del nostro “usurpato” Globo terracqueo. Vi riportiamo qui di seguito un intero paragrafo di questa opera alquanto contraddittoria, con la speranza-ultima-a-morire che ne facciate un buon uso…
Proprio questa sensazione di disfatta predominante in molti di noi-membri delle nuove generazioni, ci ha fornito un’indubbia motivazione in più per dar fondo al nostro pur limitato bagaglio culturale e attingere al serbatoio inesauribile dei nostri pensieri “palpitanti”, così come lo sono anche le nostre viscere. Poi se vogliamo aggiungere anche l’inesauribile sete di conoscenza che ci contraddistingue, uno ad uno, ecco qua che il passo successivo è stato pressoché inevitabile da parte nostra: ovvero dare alla luce questo ambizioso Blog.
Il nome NoIperborei è un velato omaggio al filosofo le cui parole ci hanno più ispirato a spingerci ben oltre il confine di demarcazione dell’orizzonte, smascherando le insulse balordaggini di questo trip allucinatorio che è la nostra Vita… Perciò, ecco qua che vorremo lasciarvi la testimonianza diretta delle parole di questo imprescindibile “maestro del sospetto”, nonché immortale autore dell’opera forse più fraintesa che sia mai stata scritta, L’Anticristo, che è e resterà eternamente un omaggio insuperato alla più “bella anima” che abbia mai calpestato la superficie del nostro “usurpato” Globo terracqueo. Vi riportiamo qui di seguito un intero paragrafo di questa opera alquanto contraddittoria, con la speranza-ultima-a-morire che ne facciate un buon uso…
I
Guardiamoci in faccia: siamo iperborei. Siamo ben consapevoli della diversità della nostra esistenza. “Né per terra né per mare troverai la strada che conduce agli iperborei”: già Pindaro riconosceva questo di noi. Oltre il nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità… Abbiamo scoperto la felicità, conosciamo la via, abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto. Chi altri l’ha trovata? Forse l’uomo moderno? “Non so che fare; sono tutto ciò che non sa che fare”, sospira l’uomo moderno… E’ di questa modernità che c’eravamo ammalati, della putrida quiete, del vile compromesso, di tutta la virtuosa sporcizia del moderno sì e no. Una simile tolleranza e langeur di cuore, che “perdona” tutto perché “comprende” tutto, è scirocco per noi. Meglio vivere in mezzo ai ghiacci che tra le virtù moderne e gli altri venti del sud!… Eravamo abbastanza coraggiosi, non risparmiavamo né noi stessi né gli altri: eppure per lungo tempo non abbiamo saputo in che cosa impegnare il nostro coraggio. Eravamo diventati tristi e ci chiamavano fatalisti. La nostra fatalità era la pienezza, la tensione, il ristagno delle nostre forze. Eravamo assetati di lampi e di azioni. Soprattutto ci tenevamo il più possibile lontani dalla felicità dei deboli, dalla “rassegnazione”… Ci fu una tempesta nella nostra atmosfera, la natura che noi siamo s’oscurò, perché non avevamo una via. La formula della nostra felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta… (*)
Guardiamoci in faccia: siamo iperborei. Siamo ben consapevoli della diversità della nostra esistenza. “Né per terra né per mare troverai la strada che conduce agli iperborei”: già Pindaro riconosceva questo di noi. Oltre il nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità… Abbiamo scoperto la felicità, conosciamo la via, abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto. Chi altri l’ha trovata? Forse l’uomo moderno? “Non so che fare; sono tutto ciò che non sa che fare”, sospira l’uomo moderno… E’ di questa modernità che c’eravamo ammalati, della putrida quiete, del vile compromesso, di tutta la virtuosa sporcizia del moderno sì e no. Una simile tolleranza e langeur di cuore, che “perdona” tutto perché “comprende” tutto, è scirocco per noi. Meglio vivere in mezzo ai ghiacci che tra le virtù moderne e gli altri venti del sud!… Eravamo abbastanza coraggiosi, non risparmiavamo né noi stessi né gli altri: eppure per lungo tempo non abbiamo saputo in che cosa impegnare il nostro coraggio. Eravamo diventati tristi e ci chiamavano fatalisti. La nostra fatalità era la pienezza, la tensione, il ristagno delle nostre forze. Eravamo assetati di lampi e di azioni. Soprattutto ci tenevamo il più possibile lontani dalla felicità dei deboli, dalla “rassegnazione”… Ci fu una tempesta nella nostra atmosfera, la natura che noi siamo s’oscurò, perché non avevamo una via. La formula della nostra felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta… (*)
Con molta probabilità un popolo iperboreo è verosimilmente esistito. Il brano qui di seguito trasposto è quanto di più sintetico abbiamo trovato per avvalorare una tale “fantasiosa” ipotesi…
DENEN: Danen, Danuna, Danai (gli stessi Sher-Dan), probabilmente si unirono agli Ebrei nell’Esodo, formando o aggiungendosi alla tribù di Dan, dalla quale si staccarono per andare a “vivere sulle navi” una volta arrivati in Palestina e scomparendo poi misteriosamente. Ma è probabile che salpassero per la Sardegna per poi colonizzare le terre del Nord-Europa, da dove ripartivano coi loro alleati per imprese di conquista e di pirateria. Forse i fantastici Iperborei spesso nominati dai Greci altri non erano che i Danen abitatori delle Isole del Settentrione. Ricordiamo che i primi colonizzatori dell’Irlanda furono, secondo la mitologia, i Tuatha de Danan e che la Grande Madre di tutti gli Dei era in Irlanda Danu e in Inghilterra Dona. (*)
4 commenti:
Ciao Silvia
Perchè dicembre 2006?
Un blog è uno spazio personale ma pubblico...dire perchè no è riduttivo. Ma se vuoi ti dico che hai ragione. Nei blog puoi scrivere ciò che vuoi e rendere conto a nessuno oppure ai tuoi lettori che non saprai mai chi sono e come la pensano, ma ti garantisco che ci sono sempre per tutti i blog. A presto Mauro.
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