8.6.07

Scuole di politica estera degli Stati Uniti

di Marco Apolloni

Negli Stati Uniti si possono individuare quattro principali correnti di pensiero, che ne hanno caratterizzato la politica estera sin dalla sua fondazione...
1) I wilsoniani sono gli odierni neoconservatori fautori dell'ideale di esportazione della democrazia, profondamente convinti dell'eccezionalismo americano e del ruolo messianico assegnatogli dalla Provvidenza. Essi sono tecnicamente dei rivoluzionari in quanto pensano che il mondo possa e debba essere cambiato, non tenendo conto però di una ben diversa realtà dei fatti contro la quale non tardano a cozzare le loro utopiche vedute;
2) Gli hamiltoniani sono dei realisti ma, per così dire, “all'americana”, ossia sono molto distanti dai realisti europei. Essi sono consapevoli del fatto che la politica degli Stati Uniti si è originata come reazione e in contrapposizione a quella europea, della quale non condivideva né le premesse né tanto meno il resto. Il loro interventismo, a differenza dei wilsoniani, è assai moderato. Prima di muovere le pedine dell'esercito ci pensano su due volte e guardano, per prima cosa, l'aspetto economico-finanziario, ovvero quanto gli conviene fare guerra ad un altro paese.
3) I jeffersoniani oggi sono delle specie di anarco-capitalisti, ultra-liberisti; se dipendesse da loro abrogherebbero lo stato per costituire delle società capitaliste sovranazionali. Loro vogliono sì esportare, ma non la democrazia – a differenza degli idealisti wilsoniani –, bensì i cosiddetti “beni di consumo”. Perciò essi sono convinti che il commercio rende gli uomini liberi e li unisce sotto un'unica bandiera: il dollaro!
4) I jacksoniani sono i veri patrioti. Nel corso della sua storia, la corrente jacksoniana ha sempre espresso Presidenti “sceriffi”, che a seconda dei casi hanno optato vuoi per l'isolazionismo e vuoi anche per l'interventismo. È molto difficile smuoverli dalle loro convinzioni una volta che si sono decisi o nell'uno oppure nell'altro modo. Si considerano irreprensibili e ragionano per assoluti, ovvero: “bene assoluto” Vs. “male assoluto”! Per questo sono i più inclini a muovere una crociata contro un altro paese, che tendono solitamente a demonizzare. I jacksoniani intervengono solo se vengono punzecchiati sul vivo e gli si toccano i valori americani, a differenza degli hamiltoniani che intervengono soltanto quando si toccano gli interessi economici dell'America. In definitiva, i jacksoniani sono populisti e tendono a difendere più gli interessi della piccola proprietà che quelli della grande proprietà. In una parola, di solito i jacksoniani si rispecchiano meglio nei principi del Partito Democratico! Tanto per intenderci, il Presidente democratico Bill Clinton è stato la più recente emanazione, nonché espressione, della corrente jeffersoniana.
Dal connubio di queste quattro diverse correnti (wilsoniani, hamiltoniani, jeffersoniani, jacksoniani), che si sono influenzate e intrecciate fra di loro, si può rintracciare un “minimo comune denominatore” della politica estera americana, dai suoi albori fino ad oggi! È di questo avviso lo studioso americano Russell Mead, autore de Il serpente e la colomba, che è davvero un'accurata storia della politica estera degli Stati Uniti d'America, altrimenti detta: la storia del bastone e della carota. Per Ikenberry, invece, autore del saggio Dopo la vittoria, l'impero americano, contrariamente agli altri imperi del passato, non fa paura. Il motivo è insito nella natura stessa del suo sistema politico.

2 commenti:

brv3 ha detto...

Credo manchino i "bushiani": personaggi che si mostrano wilsioniani per poter raggiungere interessi puramente commerciali. Non credo infatti che l'interesse reale cui pensa la famiglia Bush sia la democarazia.

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione, solo che preferisco non citare il nome di Bush invano. Pena l'orticaria! Saluti.