
Rimanendo entro l'ambito ristretto della civiltà occidentale, due sacrifici cruciali ne hanno gettato le fondamenta, e cioè: in ambito cristiano – dunque religioso – il sacrificio di Cristo; in ambito filosofico, invece, il sacrificio di Socrate. Tali sacrifici hanno infranto le catene che tenevano avvinta questa civiltà al mito e ai suoi meccanismi rituali, in cui la violenza veniva addotta a motivo di ricongiungimento con il divino offeso. Nella tradizione semitica, appunto, il sacrificio svolgeva questa funzione riconciliatoria. Basti sfogliare le pagine dell'Antico Testamento per appurare la ricorrenza di episodi sacrificali. In un simile scenario di violenza si erse mastodontico un falegname palestinese, Cristo appunto, che versando il suo sangue per una Nuova Alleanza pose fine al meccanismo rituale-sacrificale. Ma già prima di lui, ad Atene – culla della civiltà occidentale –, venne immolato un uomo di nome Socrate, che dedicò la sua vita ad interrogare i suoi concittadini alla ricerca di chi poteva dirsi “sapiente”. Così facendo, però, egli non fece altro che smascherare l'ignoranza altrui, non trovandone nemmeno uno degno di sì lusinghiero appellativo. Se uno poteva dirsi “sapiente”, secondo la Pizia – sacerdotessa di Apollo, che parlava per bocca del dio –, questi era Socrate stesso. Perciò il sapere di non sapere socratico divenne l'unica vera forma di sapienza. Ad ogni modo, l'umiltà sfacciata di Socrate non poteva risultare cosa gradita a quei suoi concittadini più meschini. Proprio la malignità di certi suoi concittadini segnò la sua irrefutabile condanna, che lui poté decidere di scontare o con l'esilio o con la pena capitale. Socrate, per non venire meno a tutti quei valori in cui aveva sempre creduto, scelse la morte piuttosto che la fuga dalla sua polis. Da questo nobile sacrificio Platone trasse lo spunto per teorizzare la sua Repubblica ideale, in cui nessun uomo giusto sarebbe più dovuto morire per colpa di leggi ingiuste. In estrema sintesi, esiste un nesso inscindibile che lega l'evento sacrificale alla fondazione della civiltà occidentale e come essa, d'altronde, anche di ogni altra civiltà umana.
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[1] Sull'importanza del tema sacrificale si rimanda alla lettura dell'opera omnia di R. Girard, autore che ha più indagato le implicazioni del sacrificio come momento fondativo delle civiltà umane.
[2] Parola questa dalle mille accezioni, tra cui: parola, discorso, ragione; tutti attributi questi della teologia cristiana, legati cioè alla divinità.
[3] Hölderlin, F., Scritti di estetica, Milano, 1996, p. 162.
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