
Questo nuovo uragano, che i meteorologi hanno battezzato con il nome di Letizia, deve la sua nomenclatura al celebre (fortunatamente ex) Ministro all’Istruzione, che ha sacrificato anima e corpo (ma soprattutto la pazienza altrui) per veder realizzati i propri desideri.
Stando alle dicerie, pare che Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti volesse portare avanti l'iniziativa di Berlinguer: un sistema scolastico che fosse in grado di formare “i lavoratori del domani”, ovvero giovanissimi laureati ai quali il mondo del lavoro avrebbe aperto subito le proprie porte. Niente di più falso. La riforma universitaria ha portato solo innumerevoli guai e perdite di tempo dilatate.
È stato riscontrato un evidente aumento, a dir poco esagerato, degli esami (che da 19 in 4 anni hanno superato la trentina in soli 3 anni); per non parlare poi del fatto che gli studenti-lavoratori sono stati inequivocabilmente penalizzati.
Nessuno sa più come comportarsi. Da un lato esistono “i diligenti”, quelli che per tre anni non fanno altro che dare esami su esami allo scopo di terminare gli studi in tempo e, una volta laureati, muovono i primissimi passi (alcuni ancora gattonano) nelle aziende, che li sfruttano, facendoli lavorare gratuitamente per mesi e mesi promettendo loro un futuro migliore. Dall’altro esiste “la classe lavoratrice”, che racchiude tutti coloro che impiegano minimo 5 - massimo ignoti anni per laurearsi. Questi ultimi, però, durante la carriera scolastica lavorano a più non posso, sbattuti da un ufficio all'altro, cercando di affermarsi in un’attività più o meno (più “più” che “meno”) precaria ma che tuttavia li aggrada.
Ha proprio ragione però Maurizio Chierici quando, in un articolo dell'Unità intitolato “Quella laurea di carta”, denuncia questa incresciosa situazione affermando che “dopo la tesi comincia l’angoscia” e che “il passare del tempo rassegna ad una provvisorietà che può essere eterna”.
Riflettendo su tutto questo, allora non mi resta che dire: parliamoci chiaro… Come può Letizia Moratti, definita una fra i più noti imprenditori europei, rivoluzionare un intero mondo scolastico senza causare danni ai diretti interessati? Come può una persona come lei, che si è sempre occupata di fabbriche e di numeri, poter tenere conto di un sistema fondato su essere umani, che proprio in quell'organismo ripongono le basi della loro futura esistenza?
Tra l’altro, mentre facevo ricerche su L.B.A.M. ho scoperto che la-donna-della-riforma, in passato, ha avuto la responsabilità operativa di importanti gruppi italiani e stranieri, impegnati in complessi progetti di ristrutturazione e sviluppo. Ciò che più mi ha sconcertata, è stato vedere affiancati i termini “Moratti” e “ristrutturazione”. Credo che questo binomio sia scorretto; personalmente avrei visto meglio un “Moratti-rivoluzione” (seppur credo che “rivoluzione” contenga una qualche accezione positiva) o un “Moratti-agitazione” (a mio modesto parere più consono).

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